ESPLORARE BIAS E COMPORTAMENTI. QUALE POSSIBILE IMPATTO?
Lo scorso 16 Novembre, nell’ambito del corso di Neuroshopping tenuto dalla Prof.ssa Cristina Zerbini, è stata ospite la Dott.ssa Isa Leone, Coach PCC di International Coaching Federation, trainer, market research & insights advisor. La Dott.ssa ci ha parlato delle sue esperienze professionali e di come i bias possono impattare sulla nostra vita quotidiana.
Sistema 1 e Sistema 2
Quando prendiamo delle decisioni, cerchiamo di farlo con meno sforzi possibili prendendo delle “scorciatoie” mentali. Queste vengono chiamate bias inconsapevoli, ovvero comportamenti che una persona adotta senza rendersene conto. Ad esempio, in base a come vengono poste le domande, le risposte date possono essere diverse proprio a causa dei bias.
Il ragionamento umano si sviluppa attraverso due sistemi distinti: il sistema 1, più istintivo e veloce, e il sistema 2, più razionale e lento. La stragrande maggioranza delle nostre scelte è guidata dal primo sistema, mentre nelle decisioni complesse il sistema 2 esercita un “controllo” sulle scelte impulsivamente prese dal sistema 1. Le decisioni istintive possono risultare poco affidabili. Nei contesti in cui le decisioni rivestono un’importanza significativa, è pertanto consigliabile attivare il sistema 2 per una valutazione più ponderata e razionale…ma proprio per via di bias inconsapevoli, non sempre ci si riesce.
I bias esistenti sono molti circa 150, e possono essere divisi in 4 macroaree:
- Cosa ricordiamo. Il nostro cervello è selettivo non potendo ricordare tutto e per questo la nostra mente preferisce alcuni ricordi distorcendo a volte i fatti
- Fretta di prendere decisioni; la velocità nelle scelte può attivare scorciatoie mentali
- Troppe informazioni, il sovraccarico spinge a selezionare
- Poche informazioni e significati non molto chiari spingono verso conclusioni errate (meccanismo di fallacia)
Nel marketing, studiare queste “scorciatoie mentali” può tornare molto utile per anticipare i comportamenti del consumatore.
Pregiudizi culturali inconsci
Si tratta di preconcetti che si sviluppano nei confronti di individui appartenenti a specifiche culture.
Ad esempio, si associa spesso ai giapponesi un elevato livello di disciplina, agli svizzeri la puntualità. È comune valutare persone e situazioni in base a questi pregiudizi. In ambito lavorativo, l’esser condizionati da stereotipi di questo tipo può portare a percezioni distorte delle persone e ad interpretarne i comportamenti in modo errato. Altri pregiudizi possono derivare dall’ambiente circostante o dall’organizzazione stessa e le persone giudicano in base ai propri valori.
Pregiudizi comportamentali
Riguardano i comportamenti agiti.
- Autopercezione: riflette il modo in cui valutiamo noi stessi in termini positivi e negativi.
- Modo di comunicare: il modo in cui comunichiamo può generare dei pregiudizi.
- Processo di elaborazione delle informazioni, ovvero come traiamo le conclusioni: i pregiudizi nel modo in cui pensiamo possono influenzare il nostro processo decisionale.
In group/Outgroup Bias
Abbiamo la propensione ad attribuire qualità positive al nostro gruppo di “simili” e a percepire negativamente coloro che non fanno parte di esso. Si pensi ai supporters sportivi. Ad esempio, potrei acquistare specifiche scarpe perché le indossano i miei pari, e potrei giudicare con minor interesse chi non le possiede. Le idee che acquisiamo si radicano e influenzano le nostre future scelte e azioni. Pertanto, per superare questo pregiudizio, è necessario allenare la mente a considerare prospettive diverse e ad osservare realtà alternative.
Superare i bias può avere impatti positivi e negativi nella società. Riconoscere i propri bias infatti è utile, non ne siamo immuni. Le scorciatoie mentali ci aiutano nelle decisioni in velocità ma possono indurre, come visto, in errori di valutazione. Inoltre, sono le esperienze che viviamo che ci portano a sviluppare diversi bias in base a dove viviamo, alla nostra cultura, ai valori nostri e degli amici che ci sono intorno.
Curiosità dei Traders
Cosa fa un Coach?
È un professionista del cambiamento. Il coach aiuta persone e gruppi a lavorare sul proprio sviluppo personale e professionale. Lo fa attraverso un processo creativo con domande e stimoli che richiama il processo maieutico di Socrate e aiuta a tirare fuori le potenzialità delle persone e dei team. Lavora su obiettivi e sul futuro desiderato. Non è un consulente che dà consigli.
Il coaching spiegato come una metafora: come entrare in una camera, il coach aiuta ad esplorare la stanza che non si è ancora visitata. Lavorando sulle consapevolezze delle persone in merito ai loro comportamenti, a come agiscono, il coach è un generatore di possibilità: come posso spingermi verso un obiettivo desiderato?
Esiste un tipo di formazione per diventare coach?
Si, ci sono corsi formativi che preparano a questa professione. E’ importante orientarsi nella scelta e ad esempio l’International Coaching Federation (ICF) promuove etica e alti standard professionali, ed è un buon riferimento per la formazione.
Articolo di Silvia Chessa