La pubblicità all’interno dei videogiochi non è sicuramente un fenomeno recente; già negli anni 80 infatti sono presenti casi di sponsorizzazione di prodotti all’interno di essi a partire da Johnson e Johnson fino a Domino’s Pizza, Chupa Chups e altri.
Sicuramente però la pandemia ha accelerato l’utilizzo dei videogames in particolar modo per la Gen-Z ma non solo e questo ha rappresentato per le aziende un’opportunità molto interessate per entrare nelle vite dei consumatori e per attirare la loro attenzione attraverso varie modalità.
Non solo, l’utilizzo dei video games ha permesso di intercettare un pubblico che risulta essere sempre più sfuggente e sempre più difficile da raggiungere. Fino agli anni 90 infatti, i mezzi di comunicazione di marketing utilizzati erano riconducibili a un mix ben preciso. Le cose cambiano quando internet comincia ad essere utilizzato come strumento pubblicitario; le modalità attraverso le quali le aziende riescono a raggiungere i consumatori aumentano e questa proliferazione dei mezzi di comunicazione ha contribuito alla frammentazione dell’audience, rendendo difficile il raggiungimento di un’adeguata pressione sul target da parte degli inserzionisti.
Tipologie di gaming marketing
In particolare, esistono 3 tipologie di gaming marketing:
- In-game advertising: forma di pubblicità contestuale che si basa sull’introduzione di un prodotto o di una pubblicità in modo naturale all’interno del contesto di gioco
- Around-game advertising: finestre o banner che appaiono durante il tempo di caricamento del gioco
- Advergames: veri e propri giochi creati ad hoc per promuovere il brand
Tra queste, le tipologie di gaming marketing che si discostano maggiormente dalla pubblicità tradizionale sono l’in-game advertising e l’advergames poiché escono dagli schemi e dalle modalità di funzionamento della pubblicità più tradizionale.
In-game advertising
La perdita di efficacia della pubblicità tradizionale da un lato e la crescita del trend del gaming online dall’altra hanno determinato lo sviluppo di nuove opportunità di marketing all’interno di un contesto molto favorevole; quello dell’intrattenimento.
La pubblicità tradizionale che interrompe l’utente durante la sua attività di navigazione, infatti, perde via via sempre più di efficacia e i consumatori sono sempre più portati ad ignorarla e a considerala non tanto come un elemento informativo quanto piuttosto come un elemento di disturbo. Crescono infatti, le modalità attraverso le quali i consumatori possono interrompere la pubblicità proposta rendendo poco redditizi gli investimenti in quest’ultima.
Sempre più aziende, dunque, hanno iniziato a ricercare nuove strategie di persuasione in modo da ottenere un maggiore impatto e una maggiore efficacia sugli utenti che sappiamo essere sempre più difficile da raggiungere, da stupire e da interessare.
Tra queste, il cosiddetto In-game advertising, una forma di advertising online che si inserisce in maniera naturale nel gaming online senza interrompere l’esperienza di gioco degli utenti; si adatta a ciò che è di interesse per gli utenti e non è percepita come un disturbo ma offre un contenuto.
Nell’In-game advertising cioè, la pubblicità intercetta l’utente durante l’esperienza di gaming attraverso, ad esempio, un cartellone pubblicitario presente nelle strade della città in cui l’utente sta gareggiando in un rally o nel ledwall di uno stadio in cui l’utente gioca una partita di calcio.
Le aziende hanno iniziato a cavalcare questo trend e si sono sviluppate via via negli anni sempre nuove modalità di intercettare gli utenti arrivando ad inserire all’interno del contesto di gioco non solo pubblicità o promozioni ma prodotti veri e propri, come nel caso di Gucci che nel 2020 ha collaborato con The Sims dando la possibilità agli utenti di “indossare” i capi e gli accessori della sua collezione sostenibile “Off the Grid”.
Advergames
L’altra tipologia è invece il cosiddetto Advergames che, come l’in-game advertising rappresenta una forma di pubblicità indiretta, orientata ad intercettare gli utenti evitando di arrecare il disturbo più comunemente associato alla classica pubblicità tradizionale.
In particolare, si tratta di videogiochi in cui tutto, dalla trama alle azioni di gioco, è sviluppato per trasmettere un messaggio di marca.
Un esempio su tutti è quello di M&M’s: un videogioco in cui l’obiettivo è allineare gli iconici cioccolatini colorati al fine di accumulare punti.
Articolo di Giulia Botarelli