12 dicembre 2021. Siamo agli ultimi kilometri di uno dei campionati di formula 1 più entusiasmanti di sempre che ha visto arrivare all’ultima gara Max Verstappen e Lewis Hamilton con gli stessi punti.
È una sfida generazionale, Max per il primo titolo, Lewis per essere il primo a vincere 8 mondiali superando la leggenda Michael Schumacher
La rimonta di Lewis, iniziata un mese prima in Brasile, sembra essere completata quando Latifi in lotta con un altro Schumacher (Mick, figlio di Michael) per la penultima posizione finisce a muro, facendo entrare la safety car e portando così Max e Lewis a giocarsi un mondiale di 21 gare all’ultimo giro.
Tutto il mondo, appassionati e no, è davanti alla televisione in attesa di sapere chi vincerà mentre Liberty Media si sta sfregando le mani pensando a tutto quello che è successo, succede e succederà!
Non avete capito quest’ultima parte, tranquilli basta fare qualche passo indietro
VOGLIO DIVENTARE UN PILOTA DI FORMULA 1
Non mi nasconderò dietro un dito, la formula 1 è uno sport per ricchi. I costi per avere una chance di arrivare in formula 1 sono incredibilmente alti; ora vi consiglio di mettervi a sedere e di ricordarvi questo punto nel caso in cui vostro figlio vi dirà che vuole tentare questa strada.
Prima di tutto bisogna iniziare con i kart e i campionati di un certo livello hanno un costo di circa 200 mila euro a stagione e considerando che la permanenza è di 5 anni si arriva a 1 MILIONE di euro.
Poi c’è la formula 4 (180k a cui aggiungere i danni causati da incidenti e guasti oltre ai trasporti di personale e materiali)
Formula 3 (400 k oltre al discorso)
BERNIE ECCLESTONE
Ho pensato per un po’ che titolo dare a questo paragrafo ma credo che niente sia più iconico del nome e cognome della persona che ha mosso i fili della Formula 1 per 40 anni.
Che dire su di lui!? Il suo identikit in breve: un eccentrico inglese alto meno di 160 cm, 93 anni, bisnonno, sposato 3 volte (l’ultima volta con una modella 46 anni più piccola di lui, ci sono 60 anni tra il primo e ultimo figlio), amico fraterno di Max Mosley (se guardate Peaky Blinders il cognome vi ricorderà qualcosa e non siete fuori strada: era il figlio di Oswald Mosley, capo del partita fascista inglese, e di Diana sua seconda moglie, anche lei presente nella serie), abbonato a dichiarazioni tutt’altro che ”simpatiche” come quella di non credere troppo nella democrazie e che Hitler “poteva comandare molta gente e sapeva far funzionare le cose”
Ma da un punto di vista puramente sportivo, il merito di Ecclestone fu quello di portare la Formula 1 nel mondo, puntando sui diritti televisivi, aprendosi a nuovi mercati (soprattutto quello orientale) e cavalcando le varie rivalità che hanno reso celebre il motorsport!
Riuscì a trasformare un qualcosa di puramente elitario in un “carrozzone da centinaia di milioni” di dollari che di settimana in settimana si sposta per tutto il mondo.
Fu quindi definito come il Napoleone della F1 e, proprio come lui, dovette affrontare una propria Waterloo che non fu immediata ma lenta e inesorabile.
DRIVE TO SURVIVE: UN NUOVO PUBBLICO
Nonostante l’introduzione della F1 in nuovi mercati, in Ecclestone rimase l’idea di focalizzarsi su quel pubblico che per tanti anni aveva portato tanta fortuna ovvero gli uomini e questo segmento nel corso degli anni si era ridotto sempre di più, diventando sempre più “anziano” visto che la formula 1 non era più vista come entusiasmamene dai più giovani.
A questo si unì la crisi economica che fece uscire, o ridurre notevolmente gli sforzi economici, dal Circus (un modo per raffigurare la formula 1 come struttura) grandi players che avevano fatto la storia come Toyota, BMW, Renault e anche la McLaren.
Tutto questo portò, nel 2016, all’entrata di nuovi investitori americani, Liberty Media, che per 4,4 miliardi di dollari acquistò circa il 20% delle quote della formula 1 e dopo un anno, grazie ad un investimento di altri 7,7 miliardi, Ecclestone fu licenziato. Iniziò così una nuova era!
La prima cosa portata avanti fu un completo riposizionamento del marchio formula 1, puntando in modo forte e deciso sui giovani attraverso una proposta focalizzata sull’intrattenimento e sulla presenza sui social.
Infatti, se fino a quel momento la F1 vedeva il mondo dei social come qualcosa appartenente ad un’altra realtà, dal 2017 gli sforzi per diventare virali ed essere un brand riconosciuto sui vari Instagram, Snapchat, Twitter etc furono incredibilmente elevati ma per fare questo c’era bisogno dei contenuti…
… ed è qui che subentra l’intrattenimento che vede come capisaldi Netflix e le nuove rivalità che sono tra di loro fortemente interconnesse!
Anche più dei social, è proprio Netflix ad aver riavvicinato i più giovani alla formula 1 grazie alla serie Drive to Survive, arrivata ora alla quarta stagione.
In breve, questa serie parla di tutti quei retroscena dietro alla stagione precedente, bucando così quella quarta parete che separa il pubblico dal Circus. Grazie a questo Liberty Media è riuscita a creare un tifo diffuso visto che si da attenzione non solamente alle top scuderie ma anche a quei team “minori” ed è emblematico come la vera e propria star di questa serie è Gunther Steiner, team principal (è quella figura che gestisce tutto la scuderia n.d.a.) dell’Haas (team che fino a quest’anno ha navigato sempre nelle zone bassissime della classifica) grazie ai suoi modi diretti e il suo modo di fare divertente, anche se non troppo per i piloti.
Drive to Survive ha avuto molte critiche visto che, in nome dell’intrattenimento, si vanno a montare determinate interviste e team radio in modo da far trasparire pensieri e rivalità accese anche lì dove non ci sono, come detto anche da alcuni piloti, primo tra tutti Verstappen.
Ma la vera fortuna sta nel fatto di aver ritrovato rivalità, grazie anche all’introduzione di un nuovo regolamento che consente più battaglie in pista come stiamo vedendo quest’anno tra Verstappen e il nostro Leclerc ma soprattutto come abbiamo visto l’anno scorso tra Hamilton e Verstappen.
Perché la formula 1 è questo: avere il fiato sospeso per un sorpasso, unire le propria urla con quelle dei vicini, arrabbiarsi ed esaltarsi, è appassionarsi a questi piloti, a queste storie, a queste vite!
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Articolo di Adriano Giugia