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La rubrica World of Traders continua a intervistare I colleghi del nostro corso di laurea che al momento si trovano immersi nelle loro fantastiche avventure di studio all’estero. Questa volta è il turno di Giulia Marchi, arrivata nella città tedesca di Bielefeld a febbraio grazie alla partecipazione al programma Erasmus, dove soggiornerà per un periodo complessivo di 6 mesi.
Nel suo piano di studi semestrale sono presenti i corsi di Managerial Accounting (6 ECTS), Mobile Marketing (6 ECTS), International Marketing (6 ECTS) e German Course (6 ECTS), tutti erogati attraverso lezioni frontali; le modalità di esame finale possono prevedere domande aperte ed esercizi, una valutazione della partecipazione di aula, presentazioni individuali e consegna di paper, a seconda delle specifiche e delle esigenze dei vari insegnamenti.
Una delle principali differenze riscontrate dal paragone con il nostro Ateneo è l’esperienza nelle aule: composte da un massimo di 20/30 studenti, permettono un’intensa interazione tanto fra colleghi quanto con i professori, evidenziando l’importanza di porre il focus sula capacità di coinvolgimento degli allievi, nonostante non sia obbligatoria la frequenza delle lezioni.
Giulia ha risposto ad alcune nostre domande per condividere con tutti noi i punti salienti della sua trasferta:
Quali sono le prime tre parole che ti vengono in mente quando pensi all’esperienza che stai vivendo?
Prima di tutto esistente: sfatiamo il mito della città che non esiste, perché Bielefeld esiste eccome! Poi bizzarra: il clima qui è pazzo. Un giorno nevica, il giorno dopo piove e il giorno dopo ancora c’è il sole con temperature che sfiorano i 21 gradi. La cosa più bizzarra è quando esci convinta che rimarrà il sole per tutto il giorno ma poi ti trovi 5 minuti di sole, 5 minuti di pioggia e 5 minuti di grandine, così continuamente per tutta la giornata! Infine internazionale, essendo piena di studenti provenienti da qualsiasi parte del mondo.
Com’è stato l’impatto con le persone del posto?
Dipende da chi incontri, soprattutto perché non essendo una città turistica, la maggior parte delle persone parlano tedesco e sono un po’ restii nel parlare inglese, ma non perché non lo sanno, semplicemente perché vogliono che parli la loro lingua (specie nei supermercati e negozi locali; nei bar / ristoranti la situazione è un po’ diversa, parlano inglese tranquillamente). Per quanto riguarda gli studenti non ho avuto modo di conoscere tedeschi, perché i corsi che frequento sono principalmente composti da studenti erasmus, però vivo con una ragazza tedesca ed un ragazzo brasiliano ed ho conosciuto diversi loro amici tedeschi e posso dire che ti fanno sentire un sacco a casa, ti coinvolgono e sono molto aperti, soprattutto evitano di parlare tra di loro tedesco e non si fanno scrupoli a parlare inglese per tutta la sera.
Quali sono le tue impressioni sull’università tedesca e i metodi di studio?
Sono molto fiscali e precisi. Una cosa bizzarra è che non esiste il quarto d’ora accademico; quindi, tu devi essere in aula per l’orario che ti è stato indicato, gli studenti a volte arrivano in aula 30 minuti prima e molte volte succede che il professore inizia la lezione con 1,2 minuti di anticipo; non esistono le pause, ogni lezione dura 1 ora e 30 minuti. Per pausa pranzo ci si ritrova in “menza”, ovvero la mensa ed è un momento in cui incontri un sacco di studenti e c’è molto dialogo. La cosa bella è che ogni giorno il menù varia e con circa 3€ mangi primo, contorno e frutta o dolce. Per pagare non si usano contanti o carte, ma utilizzi solo il tuo badge universitario che vai a ricariche con i soldi nelle apposite macchinette all’interno della facoltà.
Come giudicheresti il rapporto con i Professori?
Positivamente. Il rapporto è diverso rispetto ai professori in Italia: è un po’ come alle superiori, sicuramente questo è dovuto al fatto che le classi sono piccole e quindi c’è maggiore interazione.
Ci sono iniziative interessanti o eventi particolari per gli studenti? Come viene vissuta la movida?
Si, diverse sono le attività che vengono organizzate dai Buddies, ad esempio gite, picnic, cene e serate. Il venerdì e il sabato sera la città è piena di gente, soprattutto studenti, le discoteche sono diverse ma principalmente ci si va di sabato, il giovedì sera è tipico per i festini nei dormitori mentre il venerdì è solo “Bierkeller”, ovvero una sala all’interno di un dormitorio in cui vi sono 2/3 baristi che fanno drink e mettono la musica, ci si va sulle 22.00 e finisce alle 2.30/3.00. La domenica è riposo in tutti i sensi, non trovi un’anima viva in giro, gli abitanti tendono ad andare a messa la domenica e dopo pranzo si spostano a fare attività al di fuori del centro, come passeggiate nella foresta oppure gite ai laghi.
C’è qualche caratteristica particolare dell’università tedesca che ti ha colpito e vorresti ci fosse anche in Italia?
Sicuramente il fatto di avere classi piccole mi piace, perché tendi a stare più concentrato e chiacchieri di meno, sei più coinvolto e soprattutto hai un contatto diretto col professore che a sua volta si mostra disponibile nei tuoi confronti.
Hai conosciuto più gente del posto o studenti Erasmus? Come ti trovi con le tue nuove conoscenze?
Ho conosciuto un sacco di studenti Erasmus, provenienti da diverse parti del mondo e di questo ne sono entusiasta, soprattutto perché abbiamo avuto modo di confrontarci riguardo le nostre abitudini, cultura, sistema universitario e tanto altro. Con alcuni di loro ho stretto un legame particolare e spero di poterlo mantenere nel tempo.
Perché hai scelto di fare l’Erasmus e per quali motivi consiglieresti ad altri colleghi di farlo?
Ho deciso di fare l’Erasmus perché volevo perfezionare l’inglese e perché ritenevo che questo viaggio potesse darmi un qualcosa in più, arricchirmi sia dal punto di vista universitario ma soprattutto dal lato umano. Sono sempre stata abituata sin da piccola a viaggiare con la mia famiglia, quindi, sono cresciuta con la voglia di scoprire posti nuovi, tre anni fa feci la scelta di uscire un po’ dalla mia “comfort zone” e di intraprendere una breve esperienza in Inghilterra di due mesi che mi ha cambiata un sacco in positivo e da quel giorno ho deciso che avrei voluto partecipare al progetto Erasmus per aver modo di trascorrere un periodo più lungo studiando all’estero e conoscendo nuove persone. Per cui, se mi chiedete “mi consiglieresti di farlo?”, la risposta è “assolutamente sì”!
Intervista di Chiara Pasculli e Giovanni Romano