‘’Food is a Weapon’’ è il messaggio che Jon Gray, Lester Walker, Malcolm Livingston II e Pierre Serrao vogliono lanciare. Sono i nomi dei fondatori di quello che da loro stessi è stato definito il ‘’collettivo culinario’’ Ghetto Gastro. Fondato nel 2012, ha l’obiettivo di ridefinire le intersezioni tra musica, film e arti visive servendosi del cibo come elemento chiave per confronti più ampi su argomenti come inclusione, razzismo e tematiche socio-economiche. Come spiega il fondatore del collettivo Jon Gray, Ghetto Gastro non è un semplice ristorante e non si serve di locali fisici. L’idea è quella di farsi portavoce di una cultura che è quella dei ghetti neri americani, che da anni costituisce parte integrante del tessuto sociale statunitense. Il collettivo realizza profitti mettendo a disposizione le proprie doti culinarie e organizzando eventi per clienti privati, brand e grandi aziende, oltre che gestire il proprio canale YouTube in cui si destreggia tra i fornelli accompagnato da accurate selezioni musicali. Il denaro non rappresenta la priorità, come spiegano i membri in un’intervista per la testata americana ‘’The Cut’’ l’obiettivo centrale è innanzitutto quello di far sopravvivere la cultura, gli usi e i costumi della cultura afroamericana nel tempo, oltre che rendere più accessibile l’esperienza culinaria tipica e cercare di costruire un futuro più sostenibile e brillante per il Bronx. In un momento in cui si discute tanto di odio razziale e discriminazione, questo progetto sembra farsi strada proprio in segno di rivalsa e le ambizioni dei suoi membri derivano proprio da quel grido senza voce che per molti anni, la comunità nera ha cercato di far sentire. Il cibo viene inteso come un mezzo per dare corpo e sfogo all’espressività di una realtà sociale che molto spesso è stata privata di questa libertà, e come afferma lo stesso Jon Gray ‘’We create vibes. What we do, we call it social sculpture’’. In quest’ottica è possibile cogliere ancora più a fondo la dimensione esperienziale che il cibo può assumere, diventa oggi sempre più difficile riunire più persone fisicamente, questo significa creare esperienze incentrate sulla connettività: live cooking, recensioni video e preparazione di prodotti e piatti tipici e merchandising (il collettivo ha in programma di lanciare una propria linea di coltelli e pentolame) come strumento per la raccolta fondi e la comunicazione. La vera idea brillante è quella di fondare e costruire un centro culturale e culinario (Food Lab) nel South Bronx, che funge da scuola di cucina, studio multimediale, galleria, spazio commerciale e struttura educativa per i bambini del quartiere che molto spesso prendono strade legate alla criminalità. Con inclusività il collettivo intende portare avanti il concetto di ‘’HQ Idea Kitchen’’, una filosofia culinaria che ha alla base valori come la creatività e il cibo sano, fondendo così innovazione e tradizione. Il cibo diventa un’arma contro l’oppressione, lo testimonia anche l’iniziativa per cui durante le proteste che spesso si verificano negli USA il collettivo è solito scendere in strada per prendervi parte con i propri track food, che come afferma Jon, preparano i protestanti alla lotta contro la discriminazione. Pierre Serrao, altro membro del gruppo, definisce il progetto un ‘’incubatore di possibilità’’ per i giovani dei ghetti, colmi di disoccupazione soffocante, povertà e violenza. Ghetto Gastro inoltre collabora con Spotify nella progettazione di contenuti editoriali ed eventi musicali in cui vengono invitati ospiti e celebrità del mondo della musica ad assaggiare piatti o cucinare in prima persona i propri piatti forti legati alla tradizione americana. L’esperienza ricopre quindi un ruolo centrale, per un progetto che sembra adattarsi a qualsiasi tipo di format e pubblico e che nasce dai bassi ranghi della società.
“Il lavoro che stiamo facendo non è solo ispirato alle proteste di oggi, ma è stato ispirato dalle proteste dei nostri genitori e dei nostri antenati”, spiega Serrao. “Ora più che mai è chiaro per noi che dobbiamo continuare a essere un marchio che eleva la comunità nera, abbattendo i confini e creando traiettorie sul campo affinché altri lo seguano”. Oggi Ghetto Gastro, quasi diventato un marchio, vede all’attivo collaborazioni con grandi realtà, come la no-profit Rethink Food NYC, grandi ristoranti, associazioni che si occupano di volontariato per fornire cibo alle comunità dei bronx e servizi di cathering per eventi di notevole importanza. Dunque il cibo non è solo sostentamento, ma uno strumento con il quale portare avanti un messaggio e una visione, a supporto di cause pro-sociali che nella società odierna vengono molto spesso dimenticate e abbandonate.
Articolo di Gennaro Accardi