Huawei negli ultimi anni è stata protagonista di un successo commerciale davvero notevole, immettendosi nel mercato degli smartphone e dispositivi digitali già piuttosto concentrato. La qualità dei prodotti ed i prezzi tendenzialmente inferiori rispetto ai competitor hanno condotto l’azienda cinese a diventare il secondo produttore di smartphone sul mercato, dopo Samsung e prima di Apple.
Operare su un mercato così ampio e dinamico non è certamente facile, soprattutto ora che lo smartphone è diventato parte delle vite di tutti noi, uno strumento di lavoro, di connessione col mondo e di socializzazione sostanzialmente immancabile. Ciò che a volte può sfuggire è il fatto che il nostro dispositivo sia in realtà composto da una costellazione di elementi e servizi differenti che lo rendono ciò che è: componenti, software, sistemi operativi, applicazioni, piattaforme…tutte di aziende differenti che lavorano insieme creando un prodotto specifico ed il più efficiente possibile. Ciò avviene per ogni modello prodotto da ogni brand presente sul mercato. Si può allora comprendere quanto sia delicata la gestione degli accordi fra questi operatori al fine di assicurare il successo commerciale di tutti.
In questo contesto, critica è la situazione in cui si trova Huawei dopo l’ordine esecutivo del Presidente USA Trump che nel mercato delle telecomunicazioni impedisce ad aziende straniere, considerate potenzialmente dannose per la sicurezza del Paese, di acquistare prodotti e servizi statunitensi (se non con una specifica autorizzazione) e di vendere prodotti all’interno dei confini statali. Ciò allo stato attuale vieta a Huawei di vendere i propri smartphone sul suolo americano e di approvvigionarsi di specifici servizi e prodotti necessari per la produzione dei propri apparecchi. Il danno maggiore è rappresentato dall’annuncio di Google di volersi allineare a tale provvedimento ritirando le licenze software ed hardware del sistema Android a Huawei. La società si trova adesso a poter utilizzare solamente la versione open source del famoso sistema operativo e a non poter assicurare la presenza delle app e dei servizi Google sui nuovi cellulari. A ciò si aggiunge lo stop alle forniture di chip da parte di Intel, Qualcomm, Xilinx e Broadcom non solo per i device mobili ma anche per i pc, che senza i componenti Intel si trovano ad avere una grave mancanza da sostituire.
Al di là dei fattori politici ed economici in gioco fra due delle aziende più grandi del globo e fra due economie, quella americana e quella cinese, che non sempre si trovano ad essere in una condizione di pacifica convivenza, la situazione che si prospetta a Huawei è piuttosto complessa e richiede delle riflessioni profonde sulle possibilità e sulle vie di sviluppo future dell’azienda. È il momento di scelte strategiche rilevanti, alla luce di una posizione molto forte presa dal Governo americano. La perdita del bacino d’utenti statunitensi potrà essere compensato? L’azienda si affiderà ad un altro sistema operativo o ne svilupperà uno proprio puntando a scalzare Apple, dopo averla tra l’altro già superata in vendite? Google farà un passo indietro di fronte alla prospettiva di offrire i propri servizi su un mercato così ampio? Solo il tempo potrà dirlo, in un’era in cui la potenza dei chip raddoppia in un anno e gli equilibri di mercato si modificano in pochi mesi.
Creato da Flavio Adriano Iervolino.