Si è da poco conclusa la 91ª edizione degli Oscar, tenutasi come di consueto ad Hollywood. Durante la serata del 24 febbraio il film più premiato è stato “Bohemian Rhapsody” con ben 4 statuette: miglior “Attore protagonista” a Rami Malek nelle vesti di Freddie Mercury, migliori “Montaggio”, “Suono” e “Montaggio sonoro”. Una pellicola che aveva già riscosso successo alla cerimonia dei Golden Globe del 6 gennaio, guadagnandosi la vittoria come “Miglior film drammatico” con il “Miglior attore in un film drammatico”.
Riconoscimenti di questo tipo sanciscono non solo la qualità artistica di “Bohemian Rhapsody” ma ne giustificano anche il grande successo commerciale. Il film, che racconta la storia del gruppo musicale dei Queen, è infatti il biopic musicale più visto di sempre ed il prodotto più visto sul grande schermo italiano nel 2018.
Durante il primo week-end di proiezione nel novembre scorso si erano registrati incassi da record, intorno ai 50 milioni di dollari in USA, per un totale di 141,7 milioni a livello globale. Con un risultato finale in Italia di più di 25 milioni ed un incasso complessivo che supera i 700 milioni di dollari, “Bohemian Rhapsody” rappresenta certamente la dimostrazione di quanto possa essere potente e coinvolgente il richiamare alla mente del pubblico il proprio legame con una band storica come i Queen (tanto da poterla definire quasi un brand). Ciò che ha infatti giocato a favore della riuscita della pellicola, oltre ovviamente alle capacità di chi ha contribuito alla sua realizzazione, è stato il ruolo che l’immagine di Freddie Mercury e dei suoi compagni ha avuto nella vita delle persone e nel definire la cultura ed i gusti di più generazioni.
La fan base solida ha rappresentato il bacino di “starnutitori”, come li definirebbe Seth Godin, che ha progressivamente diffuso la voce ed il gradimento verso un progetto di questo tipo. Il coinvolgimento di un pubblico più ampio, che comprendesse anche la cosiddetta Generazione Z (i nati a partire dalla seconda metà degli anni ’90), è stato permesso dalla classificazione PG-13 che ha aperto le porte dei cinema ai giovanissimi, facendogli scoprire la storia di uno dei gruppi più iconici di sempre.
Risultati di tale portata hanno di riflesso assicurato nuova linfa alle vendite del gruppo (non è un segreto che l’industria del cinema generi, e si assicuri, profitto anche tramite il merchandise collegato alle pellicole). Il singolo che dà nome al film, pubblicato il 31 ottobre 1975 come primo estratto dell’album “A Night at the Opera”, dopo più di 40 anni è infatti tornato alla ribalta nelle classifiche virali, così come il resto della discografia dei Queen.
Ecco ciò che si determina quando la qualità incontra l’affetto e l’advocacy del pubblico: il successo.
Creato da Flavio Adriano Iervolino