“Cadabra”: ti ricorda qualcosa?
Fu il primo nome dell’attuale Amazon scelto con l’intenzione di sottolineare la “magia” dell’azienda, fondata nel 1994 da Jeff Bezos con l’ambizioso obiettivo di costruire la libreria più grande del mondo.
Essa inizialmente si occupava di vendere libri online.
Il nome Cadabra non piacque poiché il suono era simile alla parola “cadaver” (cadavere) e già nello stesso anno Bezos e la sua ormai ex moglie MacKenzie si misero alla ricerca del nome perfetto.
In quanto “volto” di un’azienda o di un’organizzazione il logo può raccontare la storia di un brand, la mission, i valori e a volte può svelarne qualche segreto.
Font, colore, simbolo: niente deve essere scelto a caso e ogni dettaglio può nascondere un significato o comunicare un messaggio.
Bezos desiderava comparire ai primissimi posti negli elenchi, per cui decise di scorrere sul dizionario tutte le parole che iniziavano con la lettera A, la prima lettera dell’alfabeto, e rimase colpito dalla parola “amazon”.
L’idea di associare la sua azienda alla potenza e all’enormità del Rio delle Amazzoni gli piaceva molto: si tratta del fiume più lungo della terra e lui, come dicevamo, aveva proprio l’intenzione di costruire la raccolta di libri più vasta in assoluto.
Storia del logo Amazon
Il primo logo Amazon è stato in uso dal 1995 al 1997. Fu commissionato da Bezos ai professionisti di Turner Duckworth. Viene evidenziata la lettera A con la linea bianca e sinuosa che rappresenta, ovviamente, il Rio delle Amazzoni, e al di sotto, per intero, il dominio della piattaforma.
Dal 1997 al 1998 il logo di Amazon venne ridisegnato. Il lettering è stato leggermente rivisto, come anche le proporzioni, e nella A sono state integrate, con uno stile un po’ zebrato, delle linee orizzontali che uscivano dalla linea principale.
Il 1998 fu per l’azienda un anno senza dubbio pieno di novità, idee ed irrequietezza creativa ed espansionistica. Infatti, nello stesso anno assistiamo alla realizzazione e utilizzo di ben 3 loghi:
- Il primo, minimale ed elegante, segna uno stacco totale con il concetto della A e del fiume, sempre in bianco e nero troviamo “amazon.com” e subito sotto lo slogan: “Earth’s biggest bookstore”.
- Il secondo, sparisce il claim, compare l’uso del maiuscolo e, soprattutto, dell’iconico giallo intenso di Amazon, e vediamo che la lettera “O” è stata ingrandita, spostando quindi l’attenzione dalla A.
- Il terzo, più vicino a quello attuale che tutti conosciamo. Torna il minuscolo, il wordmark, realizzato con il carattere Officina Sans, diventa totalmente nero e compare sotto la scritta una bella e scattante linea gialla, arcuata verso l’alto. Semplice, efficace e divertente.
Un logo 23enne
All’inizio degli anni 2000, l’azienda si espanse e smise di vendere solo libri, diventando la piattaforma immensa, efficiente e sempre aggiornata che ancora oggi lascia tutti a bocca aperta. Eccoci quindi alla versione finale e attuale del logo di Amazon.
Realizzato nel 2000 sempre da Turner Duckworth, trasmette sensazioni positive e propositive in chi lo guarda.
Dalla A alla Z: nel logo Amazon la freccia arancione collega le due lettere, iniziale e finale dell’alfabeto, come a voler sottolineare che è possibile trovare tutto sull’e-commerce e questo comporterebbe una soddisfazione nell’utente rappresentata dalla freccia sorridente.
Nel logo Amazon possiamo trovare un’interpretazione di alcuni dei principi di leadership aziendali: inventare e semplificare (richiamo alla semplicità ed immediatezza dell’ultimo logo sviluppato), pensare in grande (nel marketplace è possibile trovare tutti i prodotti che vanno dalla a alla z) e propensione all’azione (interpretata dalla freccia sotto la scritta).
Inizialmente nel logo doveva essere compresa anche la coda “.com”, ma si è poi scelto di eliminarla, per non legare eccessivamente l’enorme ecosistema di Amazon alle attività online.
L’ultima interpretazione del logo ha un profondo significato, Duckworth ha deciso di enfatizzare la visione di Bezos utilizzando lettere con uguali dimensioni, ad indicare pari opportunità per ciascun cliente perché «se un logo non riesce a comunicare ciò che l’azienda rappresenta è un’opportunità sprecata» (“B2B Brand Management” Philip Kotler e Waldemar Pfoertsch).
Articolo di Daniela Villano.
Se sei interessata/o ad altri Bites clicca qui.