Come si può definire l’intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale (IA) si può definire come l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività.
Quando nasce l’intelligenza artificiale?
Per come viene definita oggi, l’Intelligenza Artificiale nasce con l’avvento dei computer e la sua data di nascita viene fissata come il 1956. Proprio in quest’anno, infatti, si parlò per la prima volta di Intelligenza Artificiale durante un convegno che si tenne in America.
Durante questo storico convegno, furono presentati alcuni programmi già capaci di effettuare alcuni
ragionamenti logici, in particolar modo legati alla matematica. Il programma Logic Theorist era infatti in grado di dimostrare alcuni teoremi di matematica partendo da determinate informazioni.
Negli anni successivi nacquero così programmi in grado di dimostrare teoremi sempre più complessi, nacque inoltre il Lisp, ossia il primo linguaggio di programmazione che per oltre trent’anni fu alla base dei software di Intelligenza Artificiale. Tuttavia, se da un lato si avevano dei software sempre più sofisticati dall’altro si iniziarono a vedere sempre di più le prime limitazioni dell’intelligenza artificiale che non sembrava poter riprodurre le capacità intuitive e di ragionamento tipiche degli esseri umani.
La nuova che si andava creando era quella di ricercare soluzioni a problematiche più vicine alla
realtà dell’uomo.
Agli inizi degli anni ’80 il primo sistema di Intelligenza Artificiale fu utilizzato per scopi commerciali e allargò
i propri orizzonti geografici, interessando non solo gli Stati Uniti, ma anche il Giappone e l’Europa.
La nuova era dell’Intelligenza Artificiale si apre con il nuovo utilizzo di un algoritmo che era già stato ideato alla fine degli anni Sessanta ma che non aveva trovato la massima applicazione a causa delle carenze dovute ai sistemi di apprendimento dei primi programmi di Intelligenza Artificiale.
Si tratta dell’algoritmo che permetteva l’apprendimento per reti neurali, le cui sperimentazioni coprirono sia
campi prettamente informatici sia psicologici. Proprio questa doppia applicazione permise agli sviluppatori di Sistemi Intelligenti di trovare un ampio spettro di applicazioni.
Il primo vero successo dell’intelligenza artificiale può essere considerato il confronto tra Deep Blue ovvero
una macchina realizzata dalla IBM e il campione di scacchi in carica Kasparov. I primi incontri furono vinti
da Kasparov ma i continui miglioramenti apportati al sistema di apprendimento di Deep Blue permisero nelle successive partite, di assicurare la vittoria alla macchina. Una vittoria che fu sicuramente data dal fatto che la macchina aveva raggiunto un livello di creatività così elevato che andava oltre le conoscenze del giocatore stesso.
L’AI sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella trasformazione digitale. In Italia è stato adottato il
programma strategico per l’intelligenza artificiale 2022-2024, frutto del lavoro congiunto del Ministero
dell’Università e della Ricerca, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministro per l’innovazione
tecnologica e la transizione digitale e grazie al supporto del gruppo di lavoro sulla Strategia Nazionale per
l’Intelligenza Artificiale.
Il programma creato definisce 24 politiche che verranno implementate nei prossimi anni per potenziare il
sistema dell’intelligenza artificiale attraverso la creazione e il potenziamento delle competenze.
Queste politiche hanno come obiettivo quello di rendere l’Italia un centro competitivo a livello globale.
Il concetto di intelligenza artificiale comprende un numero molto ampio di argomenti che riguardano diverse
discipline che vanno dalla neurologia all’informatica alla matematica e molti altri.
Si tratta di uno strumento che viene utilizzato in tantissimi ambiti a partire dal mondo della salute; alcuni
ricercatori hanno sviluppato infatti un programma per rispondere alle chiamate di emergenza che permette di riconoscere più velocemente un arresto cardiaco rispetto ad un operatore umano.
Anche il mondo automotiv interessa l’IA, alcune ricerche di mercato prevedono che più di 33 milioni di auto
a guida autonoma saranno sulle strade entro il 2040.
Persino nell’industria finanziaria, che si basa su un reporting accurato e in tempo reale e sull’elaborazione di dati quantitativi, L’AI è fondamentale. Il settore finanziario utilizza le chatbots, l’intelligenza adattiva, il
trading algoritmico e l’apprendimento automatico per aiutare gli investitori a rimanere in pista con il trading,
il risparmio e la vendita. L’IA ricorre inoltre i dati raccolti dai mercati finanziari per prevedere il miglior
momento per l’acquisto di azioni.
Ma in futuro come si farà con i posti di lavoro?
Da un lato si ha chi prospetta un futuro disastroso, dall’altro chi minimizza questo aspetto. Ci sono infatti delle rivoluzioni che hanno portato alla scomparsa di alcuni lavori ma alla nascita di altri.
L’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano per cercare di capire quale sarà l’impatto di queste tecnologie sull’occupazione, è partito da una prospettiva originale, ha analizzato le dinamiche socio-
demografiche del nostro paese, con una visione a 15 anni, le ha prima messe in relazione con la domanda e l’offerta di lavoro, successivamente ha analizzato l’impatto dell’AI su uno scenario globale, e successivamente ne ha verificato l’impatto sul sistema previdenziale.
Dall’osservazione emerge come entro il 2033 ci sarà un disavanzo di posti di lavoro pari circa ad 1 milione.
Sicuramente molta strada deve essere ancora fatta, con l’uso massivo dell’Intelligenza Artificiale sarà possibile perdere ulteriori posti di lavoro ma è anche vero che si apriranno sempre più strade per la realizzazione di nuove tipologie di figure professionali. Probabilmente la direzione che si prenderà non è ancora ben delineata, ma potrà portare a una nuova rivoluzione culturale e industriale.
Articolo di Letizia Corradini