Quante volte abbiamo sentito questa frase? Siamo ancora sicuri che sia così?
La creatività è un aspetto del pensiero o meglio, un’interazione tra pensiero, motivazione, sentimenti e caratteristiche personali in un determinato contesto. La conoscenza umana non è un insieme di dati e di informazioni, ma si fonda e si evolve sulle esperienze, sui sentimenti, sul sentire unico, perché unica è l’esperienza di ogni essere umano. È questo che genera valore. Secondo questi presupposti quindi, la creatività dovrebbe essere esclusiva dell’umanità e quindi irreplicabile da ogni forma di intelligenza artificiale.
Ma è proprio così? C’è ragione di ritenere che le intelligenze artificiali come Chat GPT possano essere più efficaci di noi umani in termini di creatività?
Ma facciamo un passo indietro spiegando cos’è questa nuova tecnologia al centro del dibattito odierno.
ChatGPT è un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI che utilizza l’intelligenza artificiale per comprendere e produrre il linguaggio naturale. Si basa su sofisticati algoritmi di apprendimento che gli permettono di generare risposte agli input degli utenti.
Di fronte a una competizione sempre più serrata, per le aziende è indispensabile trovare modi, sempre più moderni e sempre più accattivanti, per migliorare sia il rapporto che il coinvolgimento dei clienti. In questo contesto questi nuovi tools possono affiancare il lavoro dei marketers.
Nell’ambito del marketing, l’impatto maggiore di ChatGTP sarà senza dubbio nel content marketing, una delle tecniche di marketing con la quale creare dei contenuti, sia testuali che visivi capaci di convincere un utente a compiere un’azioni. Nonostante la sua estrema efficacia, è ancora fondamentale il supporto umano al fine di esaminare i contenuti generati dalla chatbot per assicurarsi che siano in linea con il tone of voice e con i valori del brand.
Assieme a Chat GPT un’altra piattaforma che ha fatto parlare molto di sé è Midjourney, capace di generare splendide immagini in base a delle istruzioni di testo inserite dall’utente. Ne sono esempi le campagne pubblicitarie dell’ipotetica collab tra Ikea e Patagonia e le illustrazioni per promuovere i pancake Mulino Bianco. Le immagini di entrambe le campagne sono chiare, efficaci e trasmettono immediatamente lo scopo della campagna e i valori di fondo dei brand in questione.
È chiaro che in un contesto del genere molti artisti, illustratori o marketers potrebbero essere spaventati dalla perdita di centralità del loro lavoro. Sicuramente bisognerà imparare a convivere e addirittura collaborare con questi nuovi softwares, che pur essendo molto efficaci e ricettivi, peccano ovviamente della “sensibilità” dell’essere umano, che è il nostro vantaggio competitivo rispetto alle AI.
Conclusioni
Gli scenari futuri si prospettano quindi in un’ottica di integrazione tra umano e intelligenza artificiale che può essere comparato al processo di integrazione omnichannel dei canali distributivi moderni. La vera sfida è trovare il giusto equilibrio tra le parti in modo tale che nessuno sovrasti sull’altra, cosa che molti ritengono ineluttabile. E in tal caso, sarà la creatività sensibile e irrazionale dell’uomo o la ponderata analisi e trasformazione dei dati ad avere la meglio nello scenario competitivo? Faccelo sapere nei commenti!
Articolo di Cristina Miani