Diventa un po’ inquietante sapere che la media mondiale di utilizzo dello smartphone è di circa 5 ore al giorno e più del 95% di questo tempo è usato per l’utilizzo delle app. Ma forse è ancora più spaventoso sapere che le aziende vogliono aumentare il tempo che noi passiamo sulle loro applicazioni e che per renderlo possibile hanno numerosi strumenti. In un mondo in cui queste hanno la possibilità di entrare a così stretto contatto con la vita privata degli utenti, l’uso del mobile push notification (o app push notification) diventa fondamentale nell’ambito delle tecniche del mobile marketing.
Una notifica fa sempre venire voglia di aprirla per sapere chi ti ha scritto o cosa ti hanno mandato, ed ecco perché questa può diventare un potentissimo strumento di marketing. La notifica crea infatti curiosità e brama di sapere cosa è successo, ancor più se in quel breve testo è spiegato poco e nulla. Cercare di ignorarla è difficile, si può allontanare il telefono temporaneamente, ma nel momento in cui questo verrà ripreso in mano la notifica sarà comunque lì presente e il desiderio di saperne di più tornerà vivo come se avessi appena ricevuto la notifica.
Definizione, ambito di applicazione e legislazione del push notification
Partendo dall’inizio, il mobile marketing è l’insieme delle azioni che fanno sì che un’impresa possa comunicare con un pubblico intercettabile attraverso i dispositivi mobili, primo tra tutti lo smartphone. In particolare, il mobile push notification consiste in alert che vengono inviati sotto forma di notifica, e se concentrato nell’ambito delle app sono relative a quelle installate sul telefono. Attrarre l’attenzione di un utente tramite una notifica è però tutt’altro che semplice: deve avvenire in pochissimi secondi, il contenuto deve essere semplice, sintetico e il più personalizzato possibile. Solo avvisando la persone che c’è qualcosa di nuovo ed interessante dà approfondire si riuscirà ad invogliare lo ad aprire la notifica e scoprire di più sul contenuto inviatogli.
La legislazione in materie di notifiche non è così semplice e a seconda del dispositivo che viene utilizzato può essere diversa. Prima di poter ricevere le notifiche, l’utente deve dare il consenso al trattamento dei propri dati personali, e questa prima fase potrebbe andare in contrasto con la volontà della diffusione dele proprie informazioni. In particolare, secondo la normativa europea dettata dal GDPR relativa all’informativa sulla privacy, si deve svolgere una doppia azione: far sapere all’utente in che modo verranno trattate le sue informazioni personali e avere il consenso esplicito dell’utente con una azione che sia dimostrabile (come, ad esempio, tramite il flag di una casella).
Altra questione è il fatto che l’utente può dover decidere se attivare o meno la ricezione delle notifiche sul proprio dispositivo, e qui si aprono due strade. Infatti, questa opzione è attiva automaticamente su Android, previa la possibilità di disattivarle, mentre su iOS l’utente deve attivamente acconsentire alla ricezione. Ciò spiega il perché del diverso impatto che delle notifiche nei due diversi sistemi, poiché nel primo caso la percentuale di attivazione delle notifiche push arriva al 91% degli utenti, mentre per i dispositivi Apple è meno del 44%.
Perché il push notification è un ambito delicato
Le aziende che decidono di implementare le notifiche push nelle app devono trattarle come un mezzo di comunicazione verso utente. È un canale sensibile poiché tramite questo l’azienda ha il privilegio di entrare in contratto con gli utenti, e non solo perché la persona ha scaricato l’app questa si deve sentire autorizzata a mandare un numero spropositato di notifiche. La frequenza d’invio è infatti importante e va bilanciata accuratamente in modo da trovare un equilibrio e non risultare troppo insistente. A ciò si aggiunge l’obbligo di veicolare un valore all’utente, perché se così non è c’è il rischio che le notifiche vengano disattivate o addirittura che l’app venga disinstallata. Risulta qui fondamentale l’analisi delle performance di questa strategia per meglio comprenderne l’efficacia e se vanno effettuate delle modifiche, ad esempio, sui contenuti delle stesse o sulla frequenza di invio.
Da utenti bisogna essere coscienti che a seconda di come siamo targettizzati da parte dell’azienda riceveremo notifiche differenti, più o meno personalizzate, e ricordare che l’obiettivo dell’azienda è cercare di farci rimanere più tempo possibile sulla loro applicazione. Non per altro questa è il metodo della nuova app del momento, BeReal, che con una notifica con scritto “Time to BeReal” riesce ad aumentare l’engagement degli utenti e fargli passare più tempo sulla loro piattaforma.
Articolo scritto da Elisa Moro