Quando si è sparsa la voce che Starbucks arrivava anche in Italia, molti si son chiesti chi avrebbe mai bevuto un caffè americano lunghissimo, che sa quasi di acqua e tanto
lontano dal comune caffè cui gli italiani sono abituati.
Eppure, l’arrivo del colosso americano nella metropoli milanese, città in cui è stato aperto il primo coffee shop, ha riscosso un interessante successo.
Vi chiederete perché? Starbucks non solo ha portato nella nostra Nazione una ventata di internazionalità, ma ha saputo stringere un forte legame con il consumatore fidelizzandolo in brevissimo tempo.
Le famose tazze monouso personalizzate sono solo uno tra i tipici esempi di comunicazione portato avanti dal colosso. Ma tutto ciò potrebbe diventare un lontano ricordo! Il richiamo alla sostenibilità e il rispetto per l’ambienta ha toccato anche questa importante società, tanto da spingerla a ripensare a nuove modalità per servire le sue bevande ai propri clienti: Starbucks, infatti, si mostra ancora una volta decisa al lancio delle nuove tazze riutilizzabili.
Dopo il tanto discusso e pessimo tempismo con cui aveva introdotto le prime tazze riutilizzabili all’interno dei suoi coffee shop (ricordiamo fosse il 2019, periodo in piena pandemia), il noto colosso americano non intende mollare la presa. A distanza di pochi mesi dal primo tentativo (testato in primis presso l’aeroporto di Londra), Starbucks ci riprova!
adorano l’onnipresente tazza classica, ma va ammesso pure che questa è diventata società usa e getta.
La soluzione, secondo Kobori, sarebbe eliminare completamente questi bicchieri.
Entro il 2025 l’azienda vorrebbe che ogni cliente potesse portare la propria tazza da casa, oprenderne in prestito una in ceramica o riutilizzabile direttamente in store.
Riportare le proprie tazze riutilizzabili fa parte dell’impegno di Starbucks volto a limitare l’uso di bicchieri usa e getta, puntando a dimezzare la produzione di rifiuti entro il 2030.
In generale Starbucks prevede, entro la fine del prossimo anno, di consentire ai propri clienti statunitensi e canadesi di utilizzare le proprie tazze personali. Questo varrebbe anche per gli ordini effettuati nel drive-thru. L’obiettivo ultimo non è tanto quello di eliminare completamente i bicchieri usa e getta, ma di renderli l’alternativa meno attraente per il cliente.
Il colosso ha pensato proprio a tutto e ha già implementato un piano ad hoc per questa sua nuovastrategia: nel concreto, sta valutando un programma che consente il prestito dei bicchieri: il cliente pagherà un deposito e in cambio avrà una tazza in ceramica o altro materiale durevole, da utilizzare per la consumazione e da riconsegnare dopo l’utilizzo.
Programma testato a Seattle, in che cosa consiste
“Abbiamo sviluppato una nuova tazza che aveva un’impronta ambientale molto bassa, in polipropilene leggero, riciclabile e poteva sostituire 100 tazze monouso”, ha spiegato l’azienda.
I clienti hanno dovuto pagare un dollaro di deposito e hanno restituito la tazza in un “cestinointelligente” all’interno del punto vendita, per riavere indietro il deposito.
La risposta dei consumatori?
Sono stati in molti ad aver provato il programma, un po’ spinti dalla curiosità, un po’ mossi dall’entusiasmo di poter fare del bene al pianeta.
Dopo questo feedback positivo, l’azienda, inarrestabile, sta conducendo test simili anche in Giappone, Singapore e Regno Unito.
Questo modello sembra molto più attraente rispetto a portare la propria tazza da casa. Non c’è infatti il rischio di dimenticarla, oppure di dover passare il resto della giornata con una tazza sporca.
Riuscirà Starbucks nel suo intento?
Angelica Clarissa Benegiamo