Così diversi e così uguali allo stesso tempo. Determinato Camillo, inguaribile sognatore Adriano.
Stiamo per raccontare la storia della Olivetti, azienda eporediese che ha messo al centro persone, cultura e innovazione per la propria crescita e il proprio successo. Ciò che le aziende sono chiamate a fare oggi, no?
Prima protagonista di questo viaggio, una macchina da scrivere. Il suono dei tasti segue i pensieri della persona che le sta davanti: è il suono del progresso, il trionfo della meccanica. Ma dove ci troviamo?
La lungimiranza di Camillo
Siamo in America nel 1893 e l’ingegnere Camillo Olivetti è un giovane che sprigiona energia, curiosità e impazienza senza precedenti mentre si aggira per i nuovi laboratori americani. È qui che percepisce in lontananza un rumore particolare. Il suono dei tasti delle macchine da scrivere!
Una volta tornato in Italia, scopre un paese arretrato rispetto agli Stati Uniti, ma in lui non manca la determinazione di portare il modello americano in Italia. La storia dell’azienda inizia il 29 ottobre del 1908 con la costituzione della “Ing. C. Olivetti & C.” a Ivrea, la “Prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere”. Dopo più di due anni, il progetto della prima macchina da scrivere diventa realtà, la M1 viene presentata sul mercato nel 1911. È poi del 1920 la seconda creazione di Camillo Olivetti, la M20.
Adriano Olivetti: il futuro dell’azienda
È negli occhi del figlio Adriano che Camillo vede la tenacia che lo ha sempre contraddistinto. Il ricambio generazionale inizia ad avviarsi tra il 1924 e il 1925. Adriano Olivetti, da operaio della fabbrica a nuovo Direttore Generale nel 1932, propone un programma di progetti e innovazioni per modernizzare l’attività, ispirato dal suo soggiorno negli Stati Uniti:
- organizzazione decentrata del personale
- direzione per funzioni
- razionalizzazione dei tempi e dei metodi di montaggio
- sviluppo della rete commerciale in Italia e all’estero
- riduzione dell’orario lavorativo da 48 a 45 ore settimanali, a parità di salario, anticipando così i contratti nazionali di lavoro
- costruzione di quartieri residenziali per i dipendenti e di sedi per i servizi sociali quali biblioteca, mensa e asilo
Proprio nel 1932, arriva sul mercato il modello della prima macchina da scrivere portatile: la MP1. Dopo la nomina a Presidente della fabbrica nel 1938, l’avvento della guerra e le sue posizioni antifasciste lo costringono all’esilio in Svizzera tra il 1944 e il 1945, dove approfondisce le sue teorie politiche e sociali. L’architettura, l’urbanistica e la politica sono le sue passioni. E la sua visione d’impresa sociale ha un impatto sulla vita degli operai, perché la fabbrica non è solo luogo di alienazione, ma un luogo di felicità e accrescimento.
Nel dopoguerra non rinuncia alla sua attività di editore e scrittore avviando un programma editoriale – le Edizioni di Comunità – che comprende i settori della filosofia, sociologia ed economia. “Comunità” è anche il nome del movimento politico e culturale fondato da Adriano nel 1947, con l’obiettivo di affermare nuovi equilibri sociali, politici ed economici. Il movimento trionfa alle elezioni del 1956 e Olivetti diventa sindaco di Ivrea.
Lo slancio produttivo degli anni ‘50
Proprio in questi anni nascono la nuova macchina da scrivere “Lexikon 80” e la calcolatrice “Divisumma 14”, modelli simbolo dell’Italian style caratterizzati da qualità tecnologica ed eccellenza funzionale.
L’apice, però, si registra nel 1950 con la macchina da scrivere portatile “Lettera 22”, che entra a far parte della collezione del Museo d’Arte Moderna di New York. Una macchina che rappresenta l’essenza di Adriano e la convinzione che gli italiani non siano in grado di sapere ciò che vogliono davvero. In quegli anni, gli italiani stanno cercando una macchina solida, sobria e che duri nel tempo, ma Adriano sa di dover produrre l’opposto: una macchina leggera, maneggevole e colorata. Così si prevede il futuro, così nasce l’icona di un’epoca, “Lettera 22”. Adriano immagina il futuro attraverso bellezza e cultura. La Olivetti deve essere un modello e uno stile di vita, verso il futuro. È la consapevolezza di un sognatore con i piedi per terra.
Ma la crescita non si ferma qui. Nascono le fabbriche di Agliè, nella zona canavesana della regione Piemonte, e di Pozzuoli, in Campania. Adriano, infatti, sa che per diffondere il suo modo di fare impresa deve investire anche al sud. Il sontuoso stabilimento creato a Pozzuoli è una fabbrica unica al mondo, costruita rispettando la bellezza dei luoghi.
A Pisa viene costituito un gruppo di ricerca, il “Progetto Olivetti Elea” con a capo Mario Tchou (ingegnere e informatico italiano di origine cinese), che ha l’obiettivo di sviluppare un calcolatore elettronico per applicazioni commerciali. Secondo Adriano, la meccanica non ha futuro ed è necessario considerare l’emergente tecnologia elettronica che si sta sviluppando nel dopoguerra. Il primo oggetto del laboratorio è il primo elaboratore elettronico aritmetico realizzato in Italia: Elea 9003. L’Italia sta entrando nel mondo elitario dei computer!
In questi anni di piena attività e con progetti ambiziosi da sviluppare, le morti inaspettate di Adriano Olivetti e Mario Tchou, rispettivamente nel 1960 e nel 1961, sono l’inizio del declino. La Divisione Elettronica di Olivetti, fiore all’occhiello italiano, viene venduto velocemente alla General Electric determinando la morte di un sogno che vedeva l’Italia entrare nel mercato dei computer con largo anticipo rispetto ai competitor. Nonostante non ci siano effettive prove del coinvolgimento della CIA nelle due scomparse, è dato di fatto che l’inarrestabilità della Olivetti fosse sotto controllo, in quanto più all’avanguardia rispetto all’azienda statunitense IBM.
La Olivetti oggi
È nel 2018 che “Ivrea città industriale del XX secolo” entra nella lista del patrimonio mondiale, un riconoscimento che deve tanto all’intuizione e alla capacità di Adriano Olivetti. Imprenditore, intellettuale, editore, politico. Un ingegnere poliedrico che ha cambiato le regole della produzione industriale, un visionario che ha anticipato i tempi e ha costruito una fabbrica a misura d’uomo.
Oggi la Olivetti di allora non esiste più, ma l’azienda è presente nel mercato delle telecomunicazioni dopo l’incorporazione con Telecom SpA. Dal 2021, l’azienda sta affrontando un percorso di trasformazione verso l’IoT (Internet of Things), valorizzando le competenze sul 5G.
Un’azienda innovativa che ha lasciato il segno nella società industriale italiana e mondiale. Uno stimolo per vedere il futuro e farlo diventare realtà senza scendere a compromessi!
Articolo di: Valentina Patuzzo