Molteplici studi di mercato hanno dimostrato che ogni giorno siamo esposti ad un numero di annunci pubblicitari enorme: circa 10.000.
Vien da sé che a causa di questa “sovrappopolazione” di inserzioni, i brand siano continuamente alla ricerca di nuovi metodi per attirare l’attenzione e ultimamente il mercato si è accorto di una soluzione che ingaggia sempre più pubblico: il sound branding.
Cos’è il sound branding
Per sound branding si intende l’identità sonora di un brand. È una strategia che consiste nell’associazione di un elemento sonoro di vario genere ad una marca.
Il fine ultimo è quello di fare leva sulle emozioni per rafforzare l’identità del brand ed il ricordo nella mente dei consumatori.
Nello specifico, il marchio sonoro è un marchio commerciale al quale i consumatori non vengono esposti visivamente, ma tramite l’udito.
Legame tra suono e memoria
L’influenza del suono sulla sfera sensoriale umana è molto potente; insieme all’olfatto è il senso più strettamente connesso alla parte più antica del nostro cervello, ovvero alla porzione più istintiva, più naturale e più difficilmente controllabile del nostro sistema nervoso.
A differenza di un’immagine, i suoni riescono a stimolare il nostro subconscio toccando sia la parte razionale che quella emozionale del nostro cervello, connettendosi con i consumatori in modo più profondo.
I suoni sono in grado di influire sul nostro umore in modo più rapido ed efficace delle parole, l’ascolto di una musica ritenuta piacevole si accompagnerebbe infatti al rilascio di dopamina, uno dei neurotrasmettitori che più influenza il nostro umore e le nostre emozioni.
Ma perché ci risulta così semplice memorizzare questi jingle?
É principalmente una questione di soglie di attenzione: quando un motivetto comincia, il cervello umano ne aspetta automaticamente la fine e nel frattempo tende a registrare tutte le informazioni ricevute fino a quel momento.
Affinché un suono possa rafforzare l’identità di un brand però è necessaria coerenza tra le varie “anime” della comunicazione. In altre parole, immagini, logo, tone of voice e tutti gli elementi che il brand utilizza per dialogare con i consumatori devono essere coordinati tra loro e con il suono che si intende utilizzare.
Questa è la ragione per cui nella maggior parte dei casi un sound branding è frutto di studi molto profondi svolti da professionisti del settore.
4 esempi di sound branding
Sono tanti gli esempi di sound branding che potremmo citare, tra questi uno dei più datati è quello di Coca-Cola.
Tramite questo logo sonoro Coca-Cola richiama la freschezza della bibita nella mente dei consumatori inducendoli all’acquisto semplicemente con il rumore che fa il tappo quando viene aperta la bottiglia.
https://www.youtube.com/watch?v=3Bq9NzNScPQ
“Pa ra pa pa pa, I’m loving it”. Se hai letto questa frase canticchiandola fai parte del 93% delle persone al mondo “vittime” del sound branding messo in atto dai primi anni 2000 da uno dei marchi più riconoscibili al mondo, Mc Donald’s.
https://www.youtube.com/watch?v=SE1B3N_a7fE
Non si può poi non citare il ruggito più famoso del pianeta della storica compagnia di cine-produzione Metro-Goldwyn-Mayer.
https://www.youtube.com/watch?v=iHU53NedhkQ
Rimanendo nell’industria del cinema c’è un altro suono che in tempi più recenti è entrato a far parte della cultura moderna, parliamo del sound logo di Netflix che facilmente si adatta all’era del “click-and-play”.
https://www.youtube.com/watch?v=GV3HUDMQ-F8
Nuove frontiere
Oggi molti brand però hanno deciso di allargare i propri orizzonti e utilizzare la musica in un’ottica differente.
Molte aziende hanno messo a punto uno storytelling musicale approdando su Spotify attraverso podcast personalizzati e playlist in grado di raccontare la personalità dei brand che le hanno prodotte.
In questo modo anche semplici momenti quotidiani si trasformano in un’occasione d’oro per i brand che vogliono entrare in contatto con le persone.
A partire da Barilla, che con ‘Playlist Timer’ ha ideato un modo divertente per controllare la cottura della pasta.
È sufficiente infatti aprire Spotify, cercare la playlist relativa al tipo di pasta che si intende cucinare e premere play. Una volta finita la musica, sarà tempo di scolare la pasta.
Anche la moda presta attenzione al suono. Fendi, Prada e Gucci hanno infatti realizzato playlist dedicate agli appassionati di sfilate, riproponendo le colonne sonore che accompagnano gli show o brani che richiamano le loro recenti collezioni, i brand puntano a far vivere ai consumatori un’esperienza a 360°.
Le playlist permettono di avvicinare i brand ai consumatori: li accompagnano nella loro quotidianità mentre interagiscono con i prodotti. In questo modo la customer experience migliora ed il rapporto con il brand si rafforza.
Come si muoveranno i brand in futuro?
Indubbiamente il sound branding è un elemento di comunicazione del marchio che sta acquisendo sempre maggiore importanza e nei prossimi anni sarà interessante vedere come si svilupperà all’interno del marketing delle aziende.
Sarà curioso vedere come sempre più aziende “si faranno sentire” utilizzando metodi alternativi ed innovativi volti a rafforzare la propria identità per contraddistinguersi dalla concorrenza, definire i valori del proprio marchio e soprattutto per mantenerne il ricordo nelle menti dei consumatori.
E per te, how does it sound?
Articolo di: Chiara Torelli