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Per la rubrica World Of Traders abbiamo intervistato le nostre colleghe Giulia Riceputi e Clara Corona, partite a Gennaio per Boston, dove soggiorneranno fino a Maggio, grazie al programma Overworld. Giulia è attualmente impegnata a seguire i corsi di Managing Digital Innovation, Applied Marketing Management e Integrated Marketing, Clara quelli di Consumer Behaviour, Costumer Research For Marketing Decision e Social Media. Sono tutti corsi da 3 BC Credits (equivalenti a 6 CFU), ognuno dei quali viene erogato per 3 ore a settimana così da permettere di svolgere un’importante parte del lavoro da casa, a cui viene dato un particolare peso.
L’organizzazione stessa dei corsi presenta grandi differenze se paragonata con quella classica del nostro Ateneo: a partire dalla numerosità dei partecipanti ai corsi, che contano circa 20/25 allievi, fino alla partecipazione in aula, che viene valutata ogni giorno e vale una percentuale del voto finale. Gli esami, strutturati diversamente a seconda della materia di riferimento, tendono quindi a valutare tutte le attività svolte: i progetti, gli essay, le presentazioni, i lavori di gruppo, i Midterms (esami di metà semestre) e i Finals.
Abbiamo posto qualche domanda così da lasciare spazio alle loro parole per condividere questa fantastica esperienza:
Quali sono le prime tre parole che vi vengono in mente pensando all’esperienza che state vivendo?
Innanzitutto, rollercoaster: si tratta proprio di un saliscendi di emozioni; poi imprevedibile, perché non sai mai cosa ti aspetterà. Metti ad esempio il meteo: è del tutto normale che da una giornata di sole si scateni una tempesta di neve! Abbiamo contato fino a 25° di sbalzo termico da un giorno all’altro. Infine, curiosità, inevitabile grazie alla presenza di gente internazionale e multiculturale, che ci porta ad avere sempre più voglia di scoprire posti nuovi.
Boston è sempre stata la vostra prima scelta?
Sì, avevamo fatto domanda sia per il progetto Erasmus che Overworld. Per quest’ultimo Boston è stata la prima e unica scelta di entrambe.
Com’è stato l’impatto con le persone del posto?
Gli americani sono singolari: accoglienti quando ti presenti, interessati a sapere di più del posto da cui vieni, ma con pochi il rapporto si estende al di fuori della classe. Appena finisce l’ora, l’aula si svuota in pochi secondi, ma ovviamente ci sono anche eccezioni! Il Boston College è comunque pieno di studenti internazionali, che studiano lì a tempo pieno, e di exchange, che generalmente sono molto più aperti.
Qual è la vostra impressione sull’università statunitense?
Sfatiamo il mito che non si studi. Viene richiesto molto impegno, soprattutto quotidiano, perché si hanno sempre scadenze prestabilite settimanali. A questo va aggiunto che gli esami sono molto più pratici di quelli italiani.
Di cosa si tratta lo Spring Break?
Lo Spring Break è un periodo di una settimana di pausa dalle lezioni e dagli esami che avviene subito dopo i Midterms, in cui tutti gli studenti generalmente partono per qualche destinazione calda o tornano a casa. Le mete più gettonata sono Florida, in particolare Miami, il Messico, la California o qualche isola tropicale. Diciamo che dopo due mesi passati con neve e temperature bassissime diventa quasi una necessità!
C’è una caratteristica dell’università americana che vorreste ritrovare anche in Italia?
L’importanza che danno alle attività extracurriculari, dallo sport ai tantissimi club e associazioni.
Nell’ateneo si sente la cultura dello sport?
Tantissimo. Sono tutti molto sportivi e dal momento che c’è un forte clima di appartenenza al college gli eventi sportivi diventano particolarmente sentiti. Gli sport variano a seconda del semestre. Nello Spring Term (il nostro) c’è la stagione di Basket, Hockey e Baseball. C’è lo stadio e il palazzetto nel college e sì, ci sono anche le cheerleader.
Che clima si respira? Lo definireste inclusivo?
C’è sicuramente inclusione: in classe, attraverso le iniziative organizzate dal college, i tantissimi club studenteschi (ce n’è davvero uno per qualsiasi cosa), si ha modo di conoscere tantissime persone anche se poi è inevitabile che si creino gruppi.
Come giudicate il metodo di insegnamento dei Professori?
Il rapporto con i professori è totalmente diverso, non c’è quella barriera che percepiamo in italia. C’è un rapporto diretto, quasi come alle superiori, forse anche dovuto al fatto che le classi sono piccole. Si interessano molto agli studenti e fanno di tutti per venirgli incontro e aiutarli qualora avessero bisogno. Essendo importantissima la partecipazione in classe, c’è continua interazione, i professori si rivolgono agli studenti per nome o soprannome (infatti all’inizio del corso ti chiedono come ti chiami o come vuoi essere chiamato)
Com’è la movida americana?
Ci sono due locali molto frequentati dagli studenti vicino al Boston College, ci sono tante discoteche ma i festini in casa sono i più frequenti. Consiglio: c’è una regola non detta che è “bring your own booze and glass”, quindi portatevi sempre i bicchieri e l’alcol da casa!
Intervista di Chiara Pasculli e Giovanni Romano