E se vi dicessimo che potreste anche non buttare i contenitori dei prodotti che avete esaurito? Esatto, non per forza dovremmo mettere fine alla vita utile del contenitore, potremmo infatti riutilizzarlo, evitando lo spreco di materiali.
Questo è uno dei principi cardine del Riciclaggio, che si completa nei processi di Reduce, Reuse, Recycle e Rethink.
Economia circolare, la cultura del Refill
In un mondo sempre più saturo di rifiuti, dove gli sprechi di materiali, energia e cibo sono sempre più all’ordine del giorno è fondamentale per le società adottare strategie lungimiranti, che non solo devono rispondere al problema di quali prodotti nuovi immettere sui mercati, ma anche a come smaltirli in modo sicuro e col minor impatto per l’ambiente.
Ecco allora che si afferma il modello di produzione suggerito dall’Economia Circolare, ovvero una produzione e consumo che include anche prestiti, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti per più tempo possibile.
Refillare significa riempire, riutilizzando lo stesso contenitore. Questa modalità di rifornimento può essere la svolta per i prodotti di consumo, diminuendo lo sfruttamento di materie prime e lo sforzo produttivo. Non solo, contribuirebbe ad allungare la vita utile dei prodotti, perché anche se non li si considera tali, i contenitori di qualsiasi genere di bene, dalla cosmetica alla cura della casa, fino al cibo, sono parte del processo di produzione, e le imprese devono tenere in considerazione il formato, i materiali e il costo degli imballaggi.
Refillando un contenitore non si rinuncia alla qualità dei prodotti, e nemmeno alla sicurezza, si tratterebbe solo di uno sforzo sociale che speriamo possa diventare più mainstream, per combattere l’inquinamento.
Esempi aziendali: DOVE, Cif Refill di Unilever, The Simple One di Susanne Kaufmann
I prodotti refillable non sono una novità, di seguito trovate alcuni esempi di prodotti di successo:
Unilever coglie la palla al balzo, lanciando la nuova linea Body Wash di DOVE, con un dispenser ricaricabile “troppo bello per buttarlo via”, con l’obiettivo di ridurre del 50% l’utilizzo di plastica. I prodotti vengono venduti in contenitori di alluminio (o plastica riciclata al 100%) pronti per essere riempiti di prodotto sfuso una volta terminato il primo ciclo. Il kit comprende non solo il flaconcino in alluminio, ma anche una piccola bottiglietta per una ricarica comoda e senza sprechi.
La stessa multinazionale britannica lancia nel 2019 Cif Ecorefill, con l’obiettivo di rimuovere 1,5 Milioni di bottigliette di plastica dagli scaffali dei supermercati. Il nuovo ricaricatore, molto più piccolo delle normali bottigliette di sgrassatore promette di utilizzare il 75% in meno di plastica. Il suo utilizzo è rivoluzionario: si collega al collo della bottiglietta di Cif terminata, precedentemente riempita con acqua, per poi spremere al suo interno la formula super concentrata, diluendola. Oltre allo spreco di plastica ridotto, questo nuovo prodotto sarà un toccasana per il trasporto, infatti è molto meno ingombrante, il che farà ridurrà le emissioni di CO2.
Quest’onda viene cavalcata anche da Susanne Kaufmann, uno dei brand più amati della cosmetica, che punta sul refillable e con il suo nuovo The Simple One lancia un flacone realizzato per il 75% da plastica da post-consumo completamente riciclabile. Lo shampoo mantiene la sua formula, ma l’involucro esterno diventa protagonista: una specie di busta ricaricabile.
Sarà il Refill la via sostenibile del futuro?
Ma i consumatori cosa ne pensano? Riusciremo a cambiare le nostre abitudini, rinunciando alla comodità di prendere il flacone nuovo? Verrà compromessa la nostra user-experience o il refill diventerà una buona pratica?
Il problema sembra essere ancora la mancanza di consapevolezza e formazione riguardo i benefici conseguenti all’adozione della ricarica da parte delle imprese e dei governi. Occorre trovare nuovi modi di rifornimento dei prodotti pensando già a come si smaltiranno i rifiuti. È chiaro che i vantaggi di un’impresa orientata alla sostenibilità ha già un vantaggio competitivo a livello di brand image, che può trasformare i clienti da semplici buyer a loyal. Ci troviamo in un contesto nella quale serve più che mai collaborazione da parte dell’industria e della distribuzione, spesso difficoltosa a causa della competizione, ma ci auguriamo che possano trovare un’intesa per salvaguardare la vita del nostro pianeta.
Articolo scritto da Rudy Vincenzi