In quanti possono affermare di aver visto almeno una volta una di queste iconiche borsette colorate dalle dimensioni sempre più piccole?
Ma conoscete il creatore che c’è dietro questo accessorio stravagante? Cercherò di raccontare proprio la sua storia che vedremo si va a fondere con quella del suo brand: Jacquemus.
La storia ci piace fin dall’inizio perché è un caso di riscatto personale: Simon Porte Jacquemus, il nostro stilista, nasce da una famiglia di contadini del sud della Francia, non esattamente una condizione delle più agiate, ma si fa strada da solo: prima trasferendosi a Parigi per studiare nella scuola di moda ESMOD che in seguito abbandonerà iniziando a lavorare per delle boutique. Assorbe tutto quello che può dalla realtà che gli sta accanto e a soli 19 anni crea il suo brand di abbigliamento femminile da autodidatta, utilizzando il cognome della mamma: la donna che per prima l’ha sostenuto e proprio in quegli anni è venuta a mancare. Le opere di Simon si fanno notare e nel giro di pochi anni arriva a vincere il premio LVMH per giovani stilisti. Il brand cresce con collezioni di accessori e la linea uomo.
Distinguersi nell’attuale contesto della moda luxury non è semplice e Simon desidera farlo in maniera autonoma, ha dichiarato infatti di aver declinato offerte finanziarie dei grandi gruppi per mantenere la sua indipendenza e continuare a descrivere la sua visione estetica, raccontata così nel sito del brand:
L’unicità di Jacquemus è presente in tutte le sue scelte, come il posizionamento tutt’altro che scontato: mantiene tratti dei canali del lusso con presenza originale ai fashion show e al tempo stesso ci si allontana nella price proposition. Il designer dichiara di utilizzare prezzi contemporanei ma con una forte attenzione ai costi dei suoi capi, tassativamente sotto i 1000€, prezzi ben diversi dai suoi colleghi. Risulta essere una strategia vincente, dato anche il target a cui si rivolge, i millennials, lo dimostrano i dati con un fatturato in crescita esponenziale.
Lo storytelling di Jacquemus
In relazione agli aspetti della comunicazione, la prima cosa che notiamo è il profilo Instagram del brand che coincide con quello della persona Simon, la pagina di conseguenza contiene: racconti della sua vita privata, delle sue esperienze e al tempo stesso la comunicazione dei suoi prodotti con modelle viste più come amiche che come collaboratrici, preziosi gli scatti alla nonna come modella d’eccezione.
Il nostro creativo si rappresenta riprendendo il messaggio della sua bio: le sue collezioni sono spontanee, con un’eleganza che punta tutto sul minimalismo, monocolore, linee morbide e richiamo alle sue origini, l’aria della Francia del sud si respira così nelle sue sfilate: Simon che esce col sorriso in mezzo ad un campo.
Tra le campagne note ricordiamo quella digitale del 2020: piena pandemia, Jacquemus decide di far posare la top model Bella Hadid mediante FaceTime, non nascondendo poi, quanto sia stato stressante lavorare in quel modo. Vediamo con questo ulteriore gesto, quanto il distacco tradizionalmente imposto dal mondo del luxury sembra accorciarsi: Simon è lo stilista, ideatore del brand e della sua storia che racconta in modo trasparente, con riferimenti alla sua terra mostrandosi divertito e ironico.
Tutto ciò arriva al consumatore che premia originalità e ricercatezza delle sue collezioni sia per l’abbigliamento, che rappresenta la maggior parte delle vendite, sia per gli accessori best sellers diventati driver di attenzione come le minuscole Chiquito e i giganteschi cappelli di paglia.
L’esperienza lifestyle nel canale fisico
Il brand dimostra la sua natura sempre più lifestyle, nonostante l’assenza di store fisici, possiamo comunque avere un approccio tangibile al mondo Jacquemus con varie iniziative.
Nel marzo 2021 apre un pop up del tutto in linea con lo storytelling del brand, non vendeva di fatto capi d’abbigliamento, ma bensì fiori avvolti con tessuti delle collezioni precedenti richiamando al concetto di sostenibilità e all’amore che fin da bambino lega il designer ai fiori come fonte di ispirazione per le sue collezioni.
Negli anni precedenti invece si era dedicato al mondo della ristorazione con due concept a Galeries Lafayettes: cafè Citron e Oursin. I due locali sono emblematici dell’immaginario dello stilista con un’ambientazione mediterranea come i suoi piatti. Ulteriore dettaglio: le ceramiche in cui sono serviti i cibi fanno parte di una capsule disegnata proprio da Simon che non perde occasione per lasciare il suo tocco personale.
Per quanto riguarda invece l’acquisto dei suoi prodotti sono apparsi proprio negli ultimi mesi due atipici pop up store: prima a Parigi e ora a Milano. Non si tratta di semplici negozi temporanei, ma piuttosto mini-market aperti 24/24h dove noi amanti del brand possiamo acquistare tramite pagamento automatizzato, sbloccando il nostro accessorio preferito o solo osservare: all’interno dello store infatti non troveremo personale ma solo prodotti in distributori automatici.
“Questo format è per far sentire tutti i benvenuti” andando ad abbattere ancora una volta i dogmi del mondo del lusso, grazie Simon per farci sentire ancora una volta parte del tuo mondo meraviglioso.
Articolo di: Lucia Rocchi