L’ospite di venerdì 9 Aprile Pier Luigi Mariuz, Marketing and communication Manager in RCS Mediagroup, ci porta nel mondo dell’editoria.
Prima di osservare e comprendere l’evoluzione del mondo editoriale è bene chiedersi che tipo di bene sia il quotidiano e che ruolo svolga nell’organizzazione sociale del paese.
Il quotidiano, seppur spesso banalizzato, non è un prodotto come gli altri e proprio per questo deve avere una sua precisa connotazione. Lo possiamo definire come un prodotto culturale in grado di orientare le opinioni e contribuire alla crescita culturale del paese.
Pur con i cambiamenti legati all’evoluzione storica e ai mezzi di comunicazione il Corriere della Sera continua ancora ad oggi a porsi quotidianamente questi obiettivi definendosi come la casa di tutte le idee.
L’evoluzione della figura del manager editoriale dai primi anni 2000 ad oggi
Fino ai primi anni 2000 il quotidiano e i media cartacei conquistavano la scena informativa.
Per i gruppi editori la gestione del processo industriale di costruzione dell’informazione e sviluppo degli abbonamenti cartacei costituiva la parte prevalente dell’attività manageriale.
Con il passaggio agli anni ’10 tutto questo è cambiato.
La rivoluzione non ha riguardato solo il quotidiano in sé ma gli interi gruppi editoriali, che affacciandosi a un nuovo contesto hanno dovuto cercare e formare nuove figure professionali.
Si è partiti dall’iniziale sviluppo di piattaforme web e social fino ad arrivare alle edizioni digitali che oggi abitualmente consultiamo.
Con il moltiplicarsi delle piattaforme digitali anche la gestione delle attività sui quotidiani è diventata sempre più complicata. Se fino ai primi anni 2000 il rapporto tra concessionaria ed editore era distante, con l’evoluzione del contesto di riferimento i due management hanno dovuto necessariamente incontrarsi. Si è quindi assistito ad un cambio di approccio interno che ha portato a una gestione congiunta dell’attività pubblicitaria ed editoriale.
Il quotidiano come paradigma di media liquido
Dall’introduzione in commercio del primo Ipad nel 2012 il quotidiano non è stato più lo stesso!
Si parla sempre più spesso della morte dei quotidiani eppure ciò che ancora ad oggi crea dibattito e fa interesse è proprio la carta stampata.
Il quotidiano continua quindi a sopravvivere e lo fa attraverso una nuova forma che, seppur smaterializzata, risulta essere rilevante come mezzo di notizia e organizzazione dell’informazione.
Basti pensare che è dalla prima pagina del quotidiano che si definisce l’agenda setting del nostro paese.
Conseguentemente all’allontanamento dalla carta stampata e allo sviluppo dei social network siamo arrivati a una sempre più diffusa parcellizzazione delle notizie che ogni giorno ci vengono proposte.
In questo contesto è l’informazione stessa a cambiare e l’obiettivo di giornalisti ed editori non è più solo informare ma intrattenere.
Anche il Corriere ha dovuto adattarsi a questo cambio di paradigma iniziando a cercare e attrarre i lettori nei luoghi da loro maggiormente visitati: i social network.
In uno scenario fortemente mutato e in continua evoluzione ciò che resta e permette alle testate di informazione di sopravvivere è il valore del brand, inteso come sistema di valori e autorevolezza.
Nei media digitali di oggi il grande problema è la fonte e in un periodo particolare come questo la tematica è ancor più attuale. In un mondo in cui non c’è mai la certezza della notizia il quotidiano funge da faro in grado di indirizzare il lettore verso l’informazione corretta e verificata.
La concorrenza ad oggi non si gioca più quindi sulla divulgazione di informazioni ma sulla conquista dell’attenzione, Pier Luigi Mariuz la definisce come una corsa al sensazionalismo e allo snaturamento della notizia. Ed è proprio la proliferazione di notizie, molto spesso non verificate che ha portato a quello che oggi è una banalizzazione dei mezzi di informazione.
Il compito dell’editore e del giornalista è quello di muoversi nella stessa direzione dei media digitali senza perdere credibilità e autorevolezza.
Lo scenario competitivo 2000-2020, dal quotidiano agli Over the Top
Nel corso degli ultimi 20 anni i quotidiani hanno perso milioni di copie vendute, in favore delle audience web che tuttavia non sono riuscite a compensare i mancati introiti editoriali.
La scena è oggi occupata dalle grandi piattaforme di servizi OTT (Over the Top) che si configurano come aggregatori di notizie dei media tradizionali.
La domanda sorge spontanea: le piattaforme OTT sono editori? Devono sottostare a obblighi e doveri degli editori? Il dibattito è aperto e irrisolto.
Questi grandi gruppi negli anni hanno drenato, oltre al tempo, anche la pubblicità ai media tradizionali bypassando l’attività di vendita della concessionaria attraverso piattaforme di Programmatic e Real Time Bidding, dove si vendono in tempo reale spazi pubblicitari al prezzo più basso.
Ciò ha riportato il dibattito su un tema di profondo interesse: Acquistare la audience? O scegliere siti e contesti in cui inserire gli annunci pubblicitari?
Per dare risposta a questa domanda è sempre bene ricordare che la pubblicità non è neutra rispetto al contesto, ancor di più nel mondo online.
Da RCS Mediagroup a CairoRCS Media
Nel 2016 il gruppo editoriale viene acquisito dalla Cairo Communication e ad oggi si contraddistingue per una forte connotazione all’informazione.
L’offerta attiva in ambito informativo e di intrattenimento comprende:
- Corriere della Sera-primo quotidiano e primo sito di informazione in Italia
- Gazzetta dello Sport– primo quotidiano e primo sito di informazione sportiva
- Offerta informativa periodica (da Oggi a Io Donna, da Sportweek a Style Magazine…)
- La7 – Prima rete all news gratuita in Italia
- Casa Editrice Solferino
- RCS ACADEMY – Management School con circa 15 corsi post laurea.
- RCS SPORT – divisione dedicata agli eventi sportivi.
Conosciamo meglio Pier Luigi Mariuz e la sua professione!
Qual è il percorso, formativo e professionale, che ti ha portato in RCS Media Group?
Il percorso formativo del Dott. Mariuz inizia con una laurea in Marketing e Comunicazione a Siena e si completa con due Master, il primo nel 2004 in comunicazione e il secondo nel 2012 in Social Media Strategy Design.
Il suo percorso professionale inizia nel 2003 con l’ingresso in Editori PerlaFinanza dove ha svolto per 3 anni il ruolo di Product Manager.
Nel 2006 entra in RCS Mediagroup dove ancora oggi lavora come Marketing&Communication Manager.
Che serie consiglieresti per chi è interessando al mondo della comunicazione?
The Newsroom. Serie americana che fotografa e mette in luce il fenomeno che ha portato i media classici ad evolversi per sopravvivere e stare al passo con i tempi.
Quali skills sono necessarie per lavorare in un settore come questo?
Passione per il giornalismo, duttilità e senza dubbio curiosità!
Scritto da Caterina Manghi