“Ne usciremo diversi”
È questa la frase che nei mesi scorsi accompagnava le nostre giornate mentre facevamo i conti con qualcosa di mai visto prima. Ne usciremo diversi perché una nuova realtà ci ha chiesto di cambiare. Ne usciremo diversi come la nostra solitudine: per la prima volta comune a tutti gli uomini. Ed è forse il senso di comunità che ci ha dato la forza di andare avanti, lo stesso senso di comunità che lega noi ragazzi della Trade Community, perché che lo si voglia o no siamo tutti sotto lo stesso cielo.
Alla luce di tutto questo abbiamo deciso di parlare di Coronavirus, imprese e consumatori ma abbiamo deciso di farlo in maniera diversa rispetto al solito, questa volta siamo noi a parlare in prima persona.
Ignazio scrive: “Siamo tutti reduci di quella che può essere considerata una delle pagine più buie della storia e che di certo ha stravolto il mondo. La pandemia globale e l’annesso lockdown.
A distanza di mesi ci chiediamo oggi: come le persone hanno affrontato tutto ciò? Che cosa è cambiato nella mente delle persone e come stanno affrontando adesso un “quasi” ritorno alla normalità?
Al di là dei disastrosi danni che la pandemia ha apportato all’economia e al PIL, analizziamo adesso gli attori principali, e come essi stessi hanno saputo affrontare questa nuova sfida per riuscire a combattere non solo la competitività tra le diverse insegne, ma anche far fronte a tutte le innovazioni apportate nei diversi campi dai diversi attori.”
I consumatori
Martina parla dei consumatori italiani visti attraverso gli occhi di Enzo Di Rosa, founder de La Marca Del Consumatore di cui avevamo già parlato qui.
Non tutti i mali vanno per nuocere, il Coronavirus non ha reso gli italiani più egoisti: il consumatore ricerca ancora sostenibilità ambientale e sociale.
È questa l’evidenza emersa durante l’intervista a Enzo Di Rosa. La Marca Del Consumatore è un’iniziativa già presente in molti Paesi che vede la collaborazione dei Consum-Attori a tutti gli stadi del processo produttivo. Chi meglio di Enzo di Rosa avrebbe potuto aiutarci a capire qualcosa di più sul protagonista indiscusso del processo di consumo?
Il risultato dell’intervista sembra quasi rassicurante. Il Coronavirus non ci ha resi più egoisti, stare a casa ci ha fatto riscoprire il valore delle tradizioni, del saper fare e non abbiamo mai smesso di ricercare l’italianità, anche a tavola. Un’ulteriore evidenza tanto importante quanto rassicurante riguarda le scelte degli italiani. A fronte di una travolgente crisi economica, non viene ostacolata la disponibilità a pagare il “giusto prezzo” per remunerare tutti i fattori produttivi. Così anche la mission dell’iniziativa può dirsi realizzabile: la democratizzazione dei consumi non è un’utopia.
La Grande Distribuzione Organizzata
Alessia ha deciso di parlare di GDO, un po’ per passione un po’ perché come scrive…
Protagonista indiscussa durante il lockdown, ha dovuto rivedere in tempi record quelli che erano i propri obiettivi. Punto di forza per chi già lo aveva e grande opportunità per chi ha iniziato a crearlo, è stato sicuramente lo store online. I consumatori durante la pandemia hanno riscoperto, richiesto e apprezzato una spesa online facile e sicura. I dati sull’e-grocery e sulla sua importanza sono anche ribaditi da IRI, che evidenzia come il 36% dei consumatori scelga la spesa online anche post Covid.
Una possibilità che si è venuta a creare per le insegne è anche quella dell’Omnicanalità ovvero il cliente non deve trovare limiti tra la spesa online e in-store, ma deve poter svolgere i suoi acquisti nel modo più semplice e comodo possibile. Ricordiamo come, durante e post pandemia, un ruolo importante sia stato infatti giocato dal Click&Collect, ma anche dai volantini digitali.
Il consumatore di oggi, come anche evidenziato nel punto prima, è un consumatore attento a ciò che acquista, si informa sul livello di sostenibilità di un dato brand o prodotto, attento alle produzioni locali. Punto di forza o di debolezza? Sicuramente un’occasione da cogliere, soprattutto ora che abbiamo notato questo “ritorno al locale”, all’acquisto diretto dal macellaio, fruttivendolo o produttore. Abbiamo infatti notato come molte insegne stiano puntando molto sulla Shopping Experience, attraverso una maggiore informazione sui prodotti e sui loro utilizzi, e così via.
Con la pandemia si è confermato il fenomeno della polarizzazione dei consumi, la preferenza quindi di prodotti cosiddetti primo prezzo e di prodotti di fascia premium. Oggi l’attenzione del consumatore va anche secondo una logica di convenienza e di promozione dei prodotti. Questa attenzione alla convenienza non è da intendersi come preferenza del discount ma proprio come attenzione ai prezzi migliori tra le diverse insegne, essendoci oggi meno attenzione alla marca e più alla promozione.
Gli innovatori dell’era Covid
Non manca chi sa fare di necessità virtù. Ecco la prospettiva di Silvia:
Il Coronavirus ha fermato le aziende, ma non la loro inventiva. D’altronde si sa, è nei periodi di crisi che diamo il meglio di noi stessi. Il Covid ci sta costringendo a cambiare, a rinnovarci. Low Touch Economy è il termine coniato per definire l’economia che caratterizzerà l’era post Covid e che terrà conto sia delle limitazioni imposte che dei cambiamenti nei comportamenti dei consumatori. E’ questo il punto di partenza su cui si sono basati gli innovatori dell’era Covid.
Chroma è il nome di una fascia in tessuto per la pancia delle mamme in attesa, che consente un doppio monitoraggio: il battito del bimbo rilevato con sonde, e feedback visivi, grazie al cambiamento cromatico. L’idea di Daria Cermola, Roberta Gragnano e Flavia Mastroberardino offre un supporto alle donne in modo da ridurre al minimo gli spostamenti per le necessarie visite di controllo, pensiero condizionato dalle restrizioni del Covid.
Il periodo che stiamo vivendo ha fatto da trampolino di lancio non solo per nuove startup ma anche per quelle mai realmente decollate in passato.
È il caso di Dishcovery, startup nata dall’inventiva di Marco Simonini e Giuliano Vita che si basa sulla creazione di menu digitali multilingua per i ristoratori che, per usufruirne, pagano un abbonamento annuale o mensile. Con la pandemia i clienti sono quadruplicati, passando da 500 a 2.300, e con essi anche il fatturato.
Snapfeet è un’app tutta italiana che consente di scegliere la scarpa da casa o in negozio senza provarla, avvalendosi della realtà aumentata che esegue il 3D del piede millimetrico. È gratuita per gli acquirenti mentre i brand che la offrono pagano una licenza di utilizzo tra i 60 e i 200 mila euro l’anno.
Non sappiamo se ormai il peggio sia passato o no, ma una cosa è certa, l’innovazione ci salverà!
Riprendiamo quella domanda che da mesi riecheggia nelle nostre orecchie: Ne usciremo cambiati?
Ignazio conclude dicendo: “Di certo, non sappiamo se il peggio è passato o meno, l’unica cosa certa è che questa pandemia ha cambiato l’uomo. Lo ha reso più attento alle nuove sfide che si sono create, a trovare risposta ad un nuovo tipo di domanda e soprattutto ad essere sempre più innovativo.”
Anche per noi, una semplice associazione studentesca, le cose sono cambiate. Ma la voglia di fare resta. È questo il bello di fare parte di un gruppo: guardare sempre avanti nonostante tutto.