“Love people and use things, because the opposite never works”: così recita una delle frasi slogan del minimalismo, una controcultura di cui si sente parlare sempre più spesso ultimamente.
Il minimalismo trova origine negli Stati Uniti e ispirandosi alla filosofia Zen giapponese, si basa sull’idea che ad oggi le persone posseggano fin troppi oggetti e che non sappiano più distinguere l’utile dal superfluo. La cultura consumista infatti è entrata ormai nel nostro DNA e il consumo deriva sempre meno da scelte razionali.
Questo nuovo stile di vita propone quindi un ritorno alla semplicità in quanto tutte le cose spesso futili di cui tendiamo a circondarci per effetto dell’impulso ad acquistare, limitano il nostro spazio mentale, le nostre capacità cognitive e la nostra capacità di autodeterminarci.
Anche se non è facile accorgersene, il minimalismo sta già avendo riflessi inequivocabili sul nostro comportamento di acquisto: ad esempio, occorre tenere in considerazione che se è vero che si deve evitare di acquistare l’inutile, la tendenza a circondarsi solo di ciò che è veramente necessario porterà i consumatori a prediligere la qualità piuttosto che la quantità, e questo potrebbe incentivare la crescita del Made in Italy.
Un’altra importante conseguenza di questo nuovo modo di approcciarsi al consumo è sicuramente lo sviluppo soprattutto nell’ultimo decennio della sharing economy, o economia della condivisione: perché infatti riempirsi di oggetti che utilizziamo poche volte o una sola se possiamo venderli o condividerli?
Fare decluttering e vendere ciò che non utilizziamo più è una tendenza in grande crescita: Marie Kondo, autrice del Best seller che ha rivoluzionato le vite di molte persone dal titolo “il magico potere del riordino”, ha teorizzato un vero e proprio metodo che presuppone il fare spazio nelle nostre case e di conseguenza nella nostra mente eliminando il superfluo, come lei stessa ha dichiarato in un’intervista: “Mantieni solo quelle cose che parlano al cuore e scarta oggetti che non suscitano più gioia. Ringraziali per il loro servizio, quindi lasciali andare”.
A testimonianza di questo, l’Osservatorio 2018 Second Hand Economy ha stimato che il mercato dell’usato in Italia già nel 2018 valeva 23 miliardi, con una crescita del 28% in 5 anni. L’online rende tutto ciò molto più veloce e a portata di tutti, non a caso spopolano siti dedicati alla compravendita di oggetti usati, o al noleggio come ne avevamo già parlato qualche mese fa, nell’articolo dedicato al fashion renting.
Nell’era del digitale, non possiamo non considerare che molto spesso il nostro “spazio mentale” è occupato anche da tutta la comunicazione pubblicitaria alla quale siamo sottoposti per mezzo dei nostri smartphone ogni giorno. Questa riflessione può far capire alle imprese come spesso è più efficiente smettere di bombardare i propri clienti di annunci e notifiche e razionalizzare i propri canali pubblicitari; per il principio di Pareto infatti il 20% dei canali pubblicitari produce l’80% del fatturato: anche nel marketing si può quindi fare decluttering.
Il minimalismo si sta gradualmente diffondendo, alterando i comportamenti e soprattutto il modo di vivere il consumo, ora non ci resta che stare a vedere come le imprese coglieranno questa sfida e si adatteranno ancora una volta alle esigenze di un consumatore sempre più razionale.
Creato da Ylenia Anselmi