La posta in gioco è altissima e i mezzi a disposizione delle major americane corse agli armamenti per partecipare a una vera e propria guerra sono considerevoli; si parla infatti di 50 miliardi di dollari messi in gioco solo per quest’anno.
Nel dettaglio stiamo facendo riferimento alle cinque maggiori sfidanti e alle loro piattaforme messe in campo per contendere le quote di mercato di quella che ormai è una realtà affermata a livello mondiale, la tv on demand.
Nei prossimi anni emergeranno vincitori e perdenti, ma il loro destino dipende da molte variabili.
Per Netflix, pioniere e leader del settore, lo streaming è il core business e dalla sua crescita dipende la sua sopravvivenza.
Analizzando l’andamento attuale si può capire benissimo come la posta in gioco sia elevata; gli investimenti in produzioni proprie (film e serie Tv) della società californiana sono cresciuti nel corso degli ultimi otto anni in modo esponenziale, a identificare una progettualità di previsione della nuova guerra dello streaming che si sarebbe scatenata nel futuro con le major entranti nel settore.
Si può dire che Netflix abbia spostato tutti sul suo terreno creando un conflitto, ed è evolvendo la sua presenza che concorrerà a difendere la sua posizione.
I contenuti non prodotti internamente spariranno mano a mano dal catalogo ed è questo il nodo fondamentale per comprendere la tutela contro le concorrenti che utilizzeranno proprio questi prodotti per lanciare le loro piattaforme.
Il 12 novembre Disney+, con un catalogo impressionante dagli anni 30 a oggi, nasce per riprendersi l’attenzione dei consumatori riconoscendo come vincente il modello di Netflix, con tutta l’intenzione di farlo da protagonista. A differenza di quest’ultima non ha l’obiettivo di accontentare tutti, la proposta è molto settoriale con contenuti pensati per i giovani, nonostante la fruizione adatta a ogni tipo di pubblico (chi non rivedrebbe per l’ennesima volta un classico della sua infanzia). Si capisce quindi anche il motivo per il quale abbia un prezzo decisamente inferiore al maggiore concorrente, è stato lanciato infatti al prezzo di 6.99 dollari che si presuppone diventi la stessa cifra in Italia.
La soluzione di HBO Max è invece all’estremo opposto: giocare le sue carte sulla qualità delle produzioni del canale premium per eccellenza e richiedere in cambio un abbonamento da quasi 15 dollari al mese. Il debutto del servizio streaming è atteso per maggio 2020 e consentirà ai suoi abbonati un accesso esclusivo a una piattaforma che costituisce una vera e propria estensione digitale del canale televisivo. Quest’ultima offrirà una raccolta dei brand e dei cataloghi più popolari di WarnerMedia, oltre ai quali saranno disponibili produzioni originali esclusive per la piattaforma, cioè le serie Max Originals. Con un catalogo cinematografico sterminato a un prezzo così elevato l’ipotesi è che verrebbe forzata troppo la mano dei consumatori, con la possibilità di essere poi risucchiato dal colosso del settore.
Ben il 41% degli americani interpellati però ha indicato al momento di voler considerare un abbonamento a Max nonostante il costo e 35 milioni appaiono preda “matura” perché già pagano il caro prezzo del canale Hbo via cavo. Staremo a vedere.
Per i giganti high-tech Amazon e Apple fa parte di una strategia di diversificazione più ampia.
La logica del Ceo della casa di Cupertino Tim Cook è usare lo show business per rafforzare le entrate da servizi, mentre le vendite dell’iPhone calano: -14% nell’anno fiscale finito a settembre, -2% l’intero fatturato. Circa 6 miliardi di dollari è anche l’impegno di Amazon per i contenuti originali di Prime video, che è gratuito per i 100 milioni di sottoscrittori del suo servizio di consegne a domicilio. E anche per il fondatore e Ceo Jeff Bezos l’obbiettivo è fidelizzare ancora di più chi è già abbonato a Prime e conquistare altri clienti per il suo iper-mercato online.
Sembra quindi una questione di diversa entità quella che riguarda le due case, che non hanno investito le stesse risorse dei concorrenti citati precedentemente, ma che non sono assolutamente da sottovalutare poiché possono puntare su offerte a prezzi vantaggiosi (rispettivamente 4.99 per Apple e 8.99 per Prime Video) e su una base di clienti solida.
Per i big del divertimento Disney e HBO è quindi una scommessa sulla propria capacità di adattarsi ai nuovi gusti dei consumatori.
Come si diceva sopra in ballo c’è molto e stando ai sondaggi gli americani sono già disposti, prima ancora che decollino tutti, a spendere 44 dollari al mese per simili servizi, per l’esattezza in media per 3,6 diversi “prodotti”; un aumento di 14 dollari rispetto all’attuale spesa media, che ne indica il potenziale di continua espansione. Questo anche se quasi metà dei consumatori, il 47%, secondo uno studio di Deloitte esprime qualche “frustrazione” davanti alla quantità stessa dei servizi tra cui dibattersi.
L’intensità dello scontro affiora apertamente da dati sul rischio che ci siano vittime tra i suoi protagonisti.
Quasi un terzo degli abbonati oggi a Netflix, leader nel segmento con 158 milioni di utenti globali, afferma che potrebbe, un condizionale poi da verificare in concreto, cancellare il servizio a vantaggio di un nuovo arrivato.
E sale al 44% tra gli uomini di età compresa fra i 18 e i 34 anni, dove accanto ancora a Disney+ (forte di supereroi Marvel e Guerre Stellari) potrebbero farsi sentire opzioni quali Hulu, sempre posseduta da Disney e rivolta a audience più mature, come in futuro Hbo Max.
Morale della favola, gli immediati beneficiari di questa pazzesca corsa ad arruolare talenti e conquistare ore di attenzione del pubblico sono sia i creativi, registi e autori, ingaggiati a suon di milioni di dollari per produrre contenuti, sia gli spettatori, che ora hanno a disposizione una gamma di offerte inaudita. Basti pensare che nel 2019 vanno in onda quasi 500 serie di show televisivi prodotti in America, in streaming e sui canali tradizionali, più del doppio di dieci anni fa.
Quale sarà quindi il futuro delle tv on demand? Ci saranno utenti che salteranno di “palo in frasca” per godere di spettacoli differenziati o vincerà la fedeltà verso la piattaforma prediletta? Questo non lo possiamo sapere.. non ci resta solo che premere play e scegliere il nostro tipo di visione!
Creato da Alfonso Palladino