Naaa-zvegnaaaaa babalizzimavà… o almeno questa è la trascrizione, con mio profondo stupore scorretta, di una delle intro più famose della storia della The Walt Disney Company e forse del mondo dei cartoni animati intero. Queste parole, che andrebbero in realtà correttamente riportate come “Nants ingonyama bagithi Baba” in lingua Zulu, vogliono letteralmente dire “Sta arrivando un leone, Padre”, e infatti proprio in questi giorni, dal 21 agosto, è in proiezione nelle sale italiane il remake fotorealistico di animazione computerizzata dell’omonimo film del 1994 Il re leone, cartone animato che al tempo accompagnò l’infanzia di molti di noi.
E questo è solo l’ultimo di una serie di rifacimenti che l’azienda fondata nel 1923 dai fratelli Walt e Roy Disney ed attualmente guidata dal Chairman e AD Robert A. Iger ha in programma. Prima di questo infatti, sono stati ripresentati al grande pubblico sotto forma di live action Aladdin, Dumbo, La bella e la bestia ed altri ancora, e sono in programma altri remake di altrettanto celebri cartoni animati, Mulan, Lilli e il Vagabondo e La sirenetta, quest’ultimo non privo di critiche a seguito della scelta di ingaggiare un’attrice di colore, la giovanissima Halle Bailey, nel ruolo di Ariel.
Ma non è tutto qui, perché oltre ad aver acquistato Fox alla modica cifra di 71 miliardi, centesimo più centesimo meno, così come discusso già in un nostro precedente articolo, la The Walt Disney Company si sta muovendo molto sul mercato delle acquisizioni e non solo. Ha infatti sviluppato un nuovo servizio, Disney+, che sull’onda di piattaforme leader di mercato come Netflix ed Amazon Prime Video consentirà inizialmente in Canada, Paesi Bassi e negli Stati Uniti dal 12 novembre di guardare in streaming prodotti del portafoglio dell’azienda americana, fra cui film e serie TV Marvel e Pixar, oltre che tutte le produzioni targate LucasFilm (Star Wars) e il vastissimo mondo di National Geographic. Quantità e qualità garantite quindi, con contenuti in continua espansione grazie a produzioni nuove, originali e spin off.
Per il resto di noi invece si dovrà attendere il 2020 per poter usufruire di tale servizio, con tempistiche che variano da gennaio a giugno a seconda dei Paesi di appartenenza.
Ed ora passiamo alle note dolenti. Quanto costerà questo fiabesco servizio? Facendo riferimento agli unici prezzi già noti, quelli dei Paesi sopracitati, il costo risulta essere decisamente più basso rispetto a quello dell’attuale concorrenza, quindi alle aziende di Reed Hastings e Jeff Bezos.
Le motivazioni possono essere diverse, a partire da scelte di posizionamento differente, rivolgendosi ad un pubblico potenzialmente giovane e quindi idealmente disposto a sottoscrivere abbonamenti non troppo costosi, o forse per invogliare gli utenti ad accollarsi un altro abbonamento oltre a quelli già posseduti (si pensi a Spotify o Amazon Prime).
Sta di fatto che, a prescindere dalle motivazioni, le attuali piattaforme di streaming stanno per scontrarsi con un colosso con un nome già ben posizionato nella mente dei consumatori, con un bagaglio di esperienze e soprattutto capace di trasmettere emozioni che toccano le corde più profonde di tutti noi, pronto alla guerra sul piano soprattutto qualitativo.
Una grande rivoluzione attende quindi il mercato dello streaming, fatto oggi sempre più di produzioni originali e quantità che spesso prende il sopravvento sulla qualità. Riuscirà Disney ad affermarsi anche in questo ambito?
“Nants ingonyama bagithi Baba” (Sta arrivando un leone, Padre)
“Sithi uhm ingonyama” (Oh si, sta arrivando un leone)
Poi non dite di non essere stati avvisati.
Creato da Luigi Coppola