L’attenzione mediatica e dei consumatori è sempre più puntata verso le tematiche ambientali e sostenibili. In questi mesi ci siamo tutti resi conto di quanto abbia acquistato importanza a livello globale la battaglia contro la plastica, gli imballaggi superflui, lo smaltimento scorretto dei materiali e, in generale, verso tutte le attività umane che recano danno alla natura e alla biodiversità.
Negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi le aziende hanno allora iniziato a modificare o implementare i propri modelli di business agendo sui processi produttivi, sulla scelta delle fonti di approvvigionamento e sulle modalità di confezionamento dei prodotti. Ciò è sia frutto di una crescente coscienza collettiva riguardo la necessità di iniziative e cambiamenti di questo tipo ma anche di un adattamento alla domanda che si dimostra più propensa ad acquistare i prodotti “green” e a ridotto impatto ambientale.
Le imprese più coinvolte in questa evoluzione sono certamente quelle che affidano le proprie soluzioni di packaging ai materiali plastici e che commercializzano prodotti con una frequenza di acquisto relativamente elevata perché sono proprio quelle che producono più rifiuti. Una definizione di questo tipo sembra dipingere un identikit abbastanza preciso di una classe di prodotti coinvolti, quella dell’acqua e delle bibite.
Da anni ormai i consumatori si sono abituati all’acquisto di acqua e bibite in bottiglie di plastica che hanno sostituito le più tradizionali confezioni in vetro dei decenni precedenti.
Per il consumo fuori casa si è diffuso nel tempo, come tutti possono notare, l’utilizzo di un ulteriore materiale, l’alluminio. La lattina è divenuta una soluzione di packaging comune per molte tipologie di bibite e sembra sia arrivato il momento di essere adottata anche dai produttori di acqua. Sono infatti diversi i brand che si sono aperti alla possibilità di distribuire il proprio prodotto con questa modalità soprattutto nel canale delle vending machine, sia per adattarsi alle caratteristiche del mercato sia per rispondere alle istanze prima citate.
San Benedetto ha adottato questa strategia ed ha lanciato la propria versione di acqua minerale naturale e frizzante in lattine da 33cl proprio per superare la resistenza verso la plastica, soprattutto in contesti come uffici e luoghi pubblici. L’alluminio è infatti molto semplice da riciclare e virtualmente riutilizzabile all’infinito mentre l’“emergenza plastica” è sotto gli occhi di tutti. Ciò costituisce una scelta strategica anche nella differenziazione del brand rispetto ai concorrenti oltre che una diversificazione dei materiali utilizzati nelle diverse linee dedicate a mercati differenti. Scelte di questo tipo infatti non influiscono solamente sull’impatto ambientale dell’attività economica ma vanno a definire anche il posizionamento dei prodotti sul mercato e la brand image per i consumatori.
San Benedetto non è nuova ad azioni del genere che l’hanno portata, col tempo, a definire l’identità delle varie linee di prodotto grazie a confezioni di dimensioni specifiche e di materiali differenti, adattate alle occasioni di consumo e ai canali di vendita.
Il packaging dunque è un tema rilevante non solo per le conseguenze sulla salvaguardia dell’ambiente ma contribuisce a determinare anche il successo dei brand. Per tali motivi l’attenzione alla progettazione,
al design e alla scelta dei materiali è sempre più alta ed il mercato inizia ad accogliere confezioni più eco-friendly, più leggere, più intelligenti, logisticamente più efficienti ed economiche a beneficio del consumatore, dell’impresa e della società nel suo complesso.
Che sia la nascita di un circolo virtuoso? O si tratta solamente di una risposta ai trend di mercato?
Creato da Flavio Adriano Iervolino.